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Padre uccide moglie e figlia di 16 anni, il figlio sopravvissuto: “Come potrò perdonarti?”

Nicolò Maja, unico superstite della strage di Samarate, affronta pubblicamente il dolore causato dal padre Alessandro Maja, condannato all’ergastolo per aver ucciso la moglie e la figlia.

SAMARATE – Una notte tragica e inspiegabile, quella del 4 maggio 2022, quando nella cittadina lombarda di Samarate, in provincia di Varese, un’intera famiglia fu sconvolta dalla violenza di Alessandro Maja. L’uomo, che esercitava la professione di interior designer, uccise la moglie, Stefania Pivetta, e la figlia di sedici anni, Giulia Maja, ferendo gravemente il figlio Nicolò. Armato di un martello, Alessandro attaccò i suoi familiari mentre dormivano, lasciando Nicolò come unico sopravvissuto a un evento che avrebbe segnato la sua vita per sempre.

Nicolò Maja, sopravvissuto e testimone del dramma familiare

Dopo un lungo periodo in coma e un doloroso percorso di riabilitazione, Nicolò Maja, oggi ventenne, è riuscito a riprendere una nuova vita. Sopravvissuto alla strage, Nicolò porta ancora le cicatrici fisiche e psicologiche di quella notte devastante. L’intervento medico tempestivo gli ha salvato la vita, ma la strada verso la ripresa si è rivelata estremamente ardua, tra lunghe sedute di riabilitazione e un intenso supporto psicologico. La forza e il sostegno dei nonni, degli amici e di conoscenti sono stati fondamentali per aiutarlo a rialzarsi, fino a permettergli di raggiungere un importante traguardo personale: oggi Nicolò ha ottenuto il brevetto di pilota e ha trovato impiego nella multinazionale Leonardo, azienda italiana di fama internazionale nel settore dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza.

La testimonianza di Nicolò Maja: il dolore e l’impossibilità di perdonare

Durante un evento pubblico tenutosi recentemente, Nicolò ha deciso di affrontare pubblicamente il suo dolore. La manifestazione, chiamata Women for women against violence – Camomilla award e organizzata dall’Associazione consorzio umanitas Aps, ha offerto a Nicolò l’occasione di esprimere in un monologo l’intensità del suo vissuto e il peso dell’eredità emotiva lasciata dal padre.

“Sai che fatico a comprendere il motivo per cui ti chiamo ancora così, dopo quello che hai fatto la notte del 4 maggio 2022?” ha affermato Nicolò durante il suo discorso, rivolgendosi idealmente al padre. “Non riesco ad accettare che sia stato proprio tu a rovinarmi la vita in questo modo”, ha proseguito, lasciando trasparire tutto il conflitto interiore e la difficoltà di accettare la nuova realtà. Le sue parole, toccanti e intrise di un dolore profondo, sono il riflesso di una ferita ancora aperta che il giovane fatica a rimarginare, nonostante la sua determinazione a ricostruirsi una vita indipendente dal passato.

La condanna di Alessandro Maja: una sentenza definitiva

La giustizia ha seguito il suo corso, concludendo un lungo processo che ha portato alla condanna definitiva all’ergastolo per Alessandro Maja. Il tribunale lo ha riconosciuto colpevole dell’omicidio della moglie e della figlia, nonché del tentato omicidio di Nicolò. La sentenza ha rappresentato per molti, incluso Nicolò, un momento di chiusura simbolica e di conferma che giustizia è stata fatta. “Più tranquillo ora che è stato confermato l’ergastolo”, ha dichiarato Nicolò, lasciando intendere quanto fosse importante per lui che l’autore di questa tragedia familiare pagasse per le sue azioni.

Un nuovo capitolo, ma un cuore segnato per sempre

All’inizio di questo percorso di ripresa, Nicolò ammette di aver nutrito ancora una piccola speranza per suo padre: “Un piccolo spazio per te nel mio cuore, nonostante tutto”. Ma col tempo, quel sentimento si è dissolto, lasciando spazio al ricordo della madre, della sorella e delle persone che non lo hanno mai abbandonato. “Il mio cuore appartiene interamente a mamma, a Giulia, ai nonni e a tutte le persone che mi sono state vicine, che mi hanno sostenuto con il loro affetto incondizionato”, ha dichiarato Nicolò, spiegando come il suo affetto si sia spostato su coloro che hanno rappresentato per lui un punto fermo e una fonte di supporto nel difficile percorso di elaborazione del lutto.

Il peso del perdono: una strada non percorribile

Per Nicolò, il perdono appare una via irraggiungibile. “Tu, da quella notte, sei un assassino. Ed è così che verrai ricordato”, ha concluso nel suo discorso, una frase che racchiude tutto il suo dolore e il rifiuto di considerare Alessandro ancora come un padre. Con questo monologo, Nicolò ha reso chiaro che, nonostante il percorso di guarigione, non è possibile per lui accettare né dimenticare l’orrore vissuto, segnato per sempre da una notte che ha cambiato radicalmente il corso della sua vita.

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