Le ATP Finals di Torino si sono concluse con il trionfo di Jannik Sinner, il giovane talento altoatesino che ha saputo conquistare il pubblico italiano e internazionale con una prestazione impeccabile.
Questo successo rappresenta la consacrazione definitiva di un anno straordinario per il ventiduenne, capace di dominare il torneo senza cedere nemmeno un set. Un risultato storico che ha rafforzato il legame tra Sinner e il grande pubblico, come dimostrano i dati di ascolto straordinari dei suoi match trasmessi in prima serata su Rai2, dove gli spettatori hanno superato stabilmente i 2 milioni.
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Tuttavia, a fronte dell’entusiasmo per la vittoria, non sono mancate critiche verso la telecronaca Rai, affidata a Marco Fiocchetti e Adriano Panatta. I due commentatori, scelti per raccontare le imprese di Sinner, sono stati accusati di eccessivo entusiasmo e toni sopra le righe, che avrebbero finito per penalizzare l’analisi tecnica delle partite.
In alcuni casi, la telecronaca è stata giudicata addirittura irrispettosa nei confronti degli avversari, con commenti che sottolineavano lo “strapotere” del campione italiano piuttosto che valorizzare le sfide.
Questa narrazione, caratterizzata da un atteggiamento quasi da tifosi, evidenzia un problema più ampio: il difficile equilibrio tra la nicchia degli appassionati di tennis e il pubblico generalista, che si avvicina a questo sport soprattutto grazie al successo di fenomeni come Sinner. Per molti critici, le difficoltà della Rai nel trattare il tennis riflettono anni di disattenzione verso questa disciplina, relegata a sport secondario a causa di una presunta mancanza di interesse.
La storia recente del tennis, con l’epoca d’oro di campioni come Federer, Nadal e Djokovic, ha dimostrato che questo sport ha un’enorme attrattiva, anche commerciale. Tuttavia, negli ultimi decenni, la Rai ha scelto di investire poco o nulla nel tennis, lasciando ampi spazi ad altre emittenti, spesso private, che hanno acquisito i diritti esclusivi per trasmettere i tornei più prestigiosi, dagli Slam ai Masters 1000.
Il risultato di questa strategia è stato un vuoto editoriale che ora pesa sulla capacità dell’emittente pubblica di raccontare il tennis in modo adeguato. Se da un lato è lodevole lo sforzo di riportare il tennis su un canale generalista, dall’altro questa operazione sembra essere stata condotta senza una preparazione adeguata, come dimostrano le difficoltà dei telecronisti nel bilanciare emozione e analisi tecnica.
Le critiche mosse a Fiocchetti e Panatta sono sintomatiche di un problema strutturale. La loro telecronaca, giudicata “imbarazzante” da alcuni spettatori sui social, non può essere considerata la causa principale del malcontento, ma piuttosto il riflesso di una mancanza di attenzione sistematica da parte della Rai verso il tennis. Per decenni, l’emittente pubblica ha trascurato questa disciplina, considerandola di scarso interesse, e ora si trova a dover colmare un gap significativo per rispondere all’ondata di entusiasmo generata da un campione come Sinner.
Nonostante ciò, è importante riconoscere che la popolarità di Jannik Sinner offre un’opportunità irripetibile per rilanciare il tennis in Italia. Il giovane atleta ha dimostrato di essere non solo un campione sul campo, ma anche un ambasciatore capace di avvicinare al tennis un pubblico sempre più vasto. Il suo successo alle ATP Finals potrebbe rappresentare l’inizio di una nuova era per questo sport, a patto che venga sostenuto da un impegno concreto delle istituzioni sportive e mediatiche.
La Rai, in particolare, dovrebbe cogliere l’occasione per investire nella formazione di commentatori specializzati, nell’acquisizione di diritti per eventi di rilievo e nella costruzione di una narrazione che valorizzi il tennis in tutte le sue sfaccettature. Un primo passo in questa direzione potrebbe essere una maggiore copertura dei tornei internazionali, come gli Slam, che attualmente sono trasmessi esclusivamente da emittenti private.
Il dibattito scatenato dalla telecronaca di Fiocchetti e Panatta è quindi solo la punta dell’iceberg di un problema più ampio. Dare la colpa ai singoli telecronisti sarebbe riduttivo e rischierebbe di distogliere l’attenzione dalla questione centrale: la necessità di un approccio strategico e strutturale per riportare il tennis al centro dell’offerta sportiva della Rai.
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