“Shut In”, thriller psicologico diretto da Farren Blackburn, segue una psicologa infantile isolata che affronta minacce misteriose mentre si prende cura del figliastro in stato vegetativo. Il film esplora temi di paranoia e sopravvivenza.
Una madre isolata contro minacce invisibili
“Shut In” è un thriller psicologico del 2016 diretto da Farren Blackburn che mette in scena una storia di isolamento e paranoia crescente. La protagonista Mary Portman, interpretata da Naomi Watts, è una psicologa infantile che vive in una casa isolata nel Maine con il figliastro Stephen (Charlie Heaton), rimasto in stato vegetativo dopo un tragico incidente d’auto in cui è morto suo padre .Mary divide il suo tempo tra la cura di Stephen e le sessioni di terapia con i suoi giovani pazienti. La sua routine viene sconvolta quando uno di loro, il piccolo Tom (Jacob Tremblay), scompare misteriosamente dopo essersi presentato a casa sua durante una tempesta di neve.
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Naomi Watts guida un cast di talento
Il film si avvale di un cast di prim’ordine guidato dall’attrice premio Oscar Naomi Watts, che offre un’interpretazione intensa nei panni di una donna sull’orlo di una crisi nervosa. Al suo fianco troviamo il giovane Jacob Tremblay, già apprezzato per la sua performance in “Room”, e Charlie Heaton, noto per il suo ruolo nella serie “Stranger Things”.Il cast è completato da Oliver Platt nel ruolo del Dottor Wilson, collega e confidente di Mary, e da David Cubitt che interpreta Doug, un uomo misterioso che si offre di aiutare la protagonista.
Una sceneggiatura nata dalla paura
La sceneggiatura di “Shut In”, scritta da Christina Hodson, trae ispirazione da un’esperienza personale dell’autrice. Hodson ha raccontato in un’intervista: “L’idea è nata quando vivevo da sola in un appartamento a New York. Di notte sentivo rumori inquietanti e la mia mente iniziava a immaginare scenari terrificanti. Ho voluto esplorare quella sensazione di vulnerabilità e paranoia che si prova quando ci si sente intrappolati e minacciati nella propria casa. “Questa genesi ha permesso alla Hodson di creare un’atmosfera claustrofobica e tesa che permea l’intero film.
Farren Blackburn alla regia: dalla TV al grande schermo
Per Farren Blackburn, “Shut In” rappresenta il debutto alla regia di un lungometraggio per il cinema dopo una carriera di successo in televisione. Il regista britannico si è fatto le ossa dirigendo episodi di serie TV come “Doctor Who”, “The Fades” e “Luther”. Blackburn ha dichiarato riguardo al suo approccio al film: “Volevo creare un’esperienza viscerale per lo spettatore, facendolo sentire intrappolato insieme alla protagonista. Ho usato inquadrature strette e una fotografia cupa per aumentare la sensazione di claustrofobia e isolamento.”
Un thriller che gioca con la percezione
“Shut In” si distingue per la sua capacità di giocare con la percezione dello spettatore, mescolando realtà e allucinazione. Il film esplora il tema della salute mentale e di come lo stress e l’isolamento possano alterare la percezione della realtà. La scelta di ambientare gran parte della storia durante una tempesta di neve contribuisce ad aumentare il senso di isolamento e pericolo, creando un’atmosfera opprimente che fa da sfondo alle vicende dei personaggi.
Curiosità e retroscena
- La sceneggiatura di “Shut In” è stata inserita nella “Black List” del 2013, una lista annuale che raccoglie le migliori sceneggiature non ancora prodotte di Hollywood.
- Le riprese del film si sono svolte in Canada, principalmente nella provincia del Quebec, nonostante la storia sia ambientata nel Maine.
- Per prepararsi al ruolo, Naomi Watts ha trascorso del tempo con psicologi infantili per comprendere meglio la professione della sua protagonista.
- Il film ha ricevuto critiche contrastanti, con alcuni che ne hanno lodato l’atmosfera tesa e la performance di Watts, mentre altri lo hanno criticato per una trama prevedibile.
L’impatto di “Shut In” sul genere thriller
Nonostante non abbia ottenuto un grande successo al botteghino, “Shut In” ha contribuito a rinnovare l’interesse per i thriller psicologici ambientati in spazi chiusi. Il film ha dimostrato come sia possibile creare tensione e suspense anche con un numero limitato di personaggi e location. La pellicola ha anche riacceso il dibattito sul tema dell’isolamento e dei suoi effetti sulla psiche umana, un argomento che è diventato ancora più rilevante negli anni successivi. In conclusione, “Shut In” si presenta come un thriller psicologico che, pur non rivoluzionando il genere, offre momenti di tensione e una performance convincente di Naomi Watts, confermandosi come un’opera interessante per gli amanti del brivido psicologico.
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