Raffaella Carrà: dalla recitazione nel 1952 a “A raccontare comincia tu” del 2019, una carriera straordinaria tra Canzonissima, Fantastico e Sanremo, culminata con il documentario “La nostra Raffaella” su Rai 1.
A soli otto anni, Raffaella Carrà iniziava la sua carriera nel film “Tormento del passato” del 1952. L’ultimo progetto televisivo che l’ha vista protagonista è stato “A raccontare comincia tu” su Rai 3 nel 2019. Tra questi due momenti, la Carrà ha segnato la storia della televisione italiana con programmi iconici come “Canzonissima”, “Milleluci”, “Fantastico”, “Carramba! Che sorpresa” e il “Festival di Sanremo”.
Questi programmi non sono solo titoli, ma pietre miliari che testimoniano la straordinaria carriera di Raffaella Carrà, nata a Bologna il 18 giugno 1943 e scomparsa a Roma il 5 luglio 2021. Il suo incredibile percorso è ora celebrato nel documentario “La nostra Raffaella”, trasmesso in prima serata su Rai 1 il 25 maggio e scritto e diretto da Emanuela Imparato.
Emanuela Imparato, autrice televisiva e documentarista di 59 anni, ha dichiarato di aver attinto al vasto archivio delle Teche Rai, visionando 90 ore di filmati e studiando circa venti interviste di Raffaella. “Raffaella ha realizzato una trentina di programmi per la Rai”, racconta la Imparato, “ma il documentario non è un semplice speciale di Techetechetè. Ho intervistato persone che hanno lavorato con lei, come Enzo Paolo Turchi, e amici come Maria Grazia Cucinotta”.
Il documentario dipinge un ritratto intimo e profondo di una grande artista e di una persona autentica. Dalla ragazza di provincia, nata Pelloni, alla diva Carrà, non c’era differenza: coraggio, audacia, talento, determinazione, libertà e professionalità erano sempre presenti. “È la storia di una ragazza che ha realizzato il suo sogno in un’epoca in cui le donne avevano poche opportunità”, sottolinea la regista.
Una delle interviste più toccanti del documentario è quella con Enzo Biagi nel 2000, in cui Raffaella si commuove ricordando il suo desiderio di avere figli e di sposarsi. Forse ripensava alla sua infanzia, segnata dalla separazione dei genitori e dalle difficoltà economiche, ma anche ai suoi primi passi a Roma, tra lo studio della danza e della recitazione.
Nel documentario, Noemi racconta come Raffaella, durante la loro collaborazione a “The Voice of Italy”, trasmettesse una potente energia e una vibrazione materna, capace di entrare in sintonia con i giovani. “Nel 1984, un sondaggio del programma Mixer di Giovanni Minoli la posizionava al primo posto tra i personaggi più popolari, sopra il presidente Sandro Pertini e Papa Wojtyla”, ricorda la Imparato. Amata anche all’estero, Raffaella ha lavorato nella televisione spagnola e ha raggiunto le classifiche internazionali con canzoni come “Tanti auguri”, “Rumore” e “A far l’amore comincia tu”.
Il successo di Raffaella era già evidente quando, nel 1970, chiese di ballare per tre minuti sulle note di “O che bel castello” nel programma “Io, Agata e tu”, attirando l’attenzione di Renzo Arbore che la volle in “Speciale per voi”. La consacrazione arrivò con “Canzonissima”, dove il celebre Tuca Tuca fece scalpore per la sua coreografia considerata audace.
“I funzionari della Rai all’epoca definirono osceno il balletto”, spiega la regista, “perché mostrava l’ombelico e prevedeva tocchi del corpo, ma fu accettato solo dopo che Alberto Sordi lo ballò con lei”. Raffaella è stata una vera rivoluzionaria pop, come la definì Minoli. “Oggi non c’è una sua erede”, dice la Imparato, “lei rappresentava un mix unico di talento e preparazione”.
Più di una semplice artista, Raffaella Carrà continua a catturare l’immaginazione del pubblico, grazie a quel qualcosa di inafferrabile che la rende eterna e sempre capace di far sognare.
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