Il film di Checco Zalone, “Quo Vado”, conquista il pubblico con un finale inaspettato e profondo, che ribalta i preconcetti sul posto fisso e sui privilegi.
Il 2 gennaio 2016 ha segnato l’uscita di uno dei film più attesi della stagione: Quo Vado di Checco Zalone. Presentato come una commedia leggera, il film in realtà si addentra in temi che spaziano dalla riforma del lavoro al valore dei privilegi e alla generosità, facendo riflettere il pubblico tra una risata e l’altra.
La trama si sviluppa seguendo le vicende di Checco, simbolo dell’italiano medio attaccato al posto fisso, disposto a fare qualsiasi cosa pur di mantenerlo. La sua determinazione a conservare il lavoro garantito, anche a costo di un improbabile trasferimento al Polo Nord, mette in evidenza una realtà spesso nascosta dietro lo stereotipo della Pubblica Amministrazione.
La storia di un attaccamento indissolubile al posto fisso
Checco Zalone, in questo film, incarna il dipendente pubblico che lotta contro ogni cambiamento pur di difendere la sicurezza del posto fisso. Fin da bambino, infatti, sogna di ottenere un lavoro stabile, un desiderio che lo distingue dai compagni che invece aspirano a diventare infermieri, astronauti o giornalisti. Per Checco, il posto fisso rappresenta non solo una stabilità economica, ma anche una sorta di status sociale, che viene messo alla prova dalla “riforma del lavoro”, la quale impone una scelta drastica: accettare un trasferimento o dimettersi.
Nel corso del film, lo spettatore segue Checco in una serie di trasferimenti forzati in luoghi sempre più estremi, tra cui il Polo Nord, dove è costretto ad adattarsi a condizioni ambientali e sociali fuori dal comune. Checco vive la sfida del trasferimento con spirito comico, portando alla luce contraddizioni e ironie sui rapporti umani e sulle convenzioni sociali.
Tra comicità e riflessione: un viaggio interiore
Nonostante il tono ironico e divertente, il film riesce a coinvolgere il pubblico su temi più profondi, facendo emergere una visione diversa del privilegio del posto fisso. La comicità si intreccia con momenti di riflessione su valori quali il rispetto, l’educazione e il senso di responsabilità verso gli altri. Zalone riesce a tratteggiare un personaggio che, pur difendendo i propri interessi, non perde mai di vista la propria umanità, anche quando sembra incorruttibile di fronte al funzionario della Pubblica Amministrazione incaricato di convincerlo a dimettersi.
La capacità del regista di alternare momenti comici a scene più intense ha permesso al film di toccare corde inaspettate. La risata lascia spazio a un silenzio riflessivo in sala quando si assiste al lato umano del protagonista, che si rivela generoso e altruista, nonostante il suo attaccamento quasi maniacale al posto fisso.
Il finale sorprendente: tra risate e commozione
Il colpo di scena finale rappresenta uno dei momenti più apprezzati dal pubblico. Dopo numerose vicissitudini e trasferimenti improbabili, Checco si trova di fronte a una scelta che lo porterà a rivalutare il valore del posto fisso in modo inaspettato. La battuta finale, in cui uno dei personaggi esprime un augurio ironico dicendo “Il mio augurio è quello che li spenda in medicine”, ribalta le aspettative, rivelando una profondità di significato che va oltre la semplice commedia.
Questo capovolgimento lascia emergere un lato del protagonista che, nonostante l’apparente superficialità, dimostra di avere a cuore anche chi gli è nemico. Checco sembra prendersi gioco del sistema, ma senza mai abbandonare i suoi valori, riuscendo così a trasformare una posizione privilegiata in uno strumento per fare del bene.
Una riflessione sul valore dei privilegi
“Quo Vado” affronta dunque il tema del posto fisso con uno sguardo critico ma anche ironico, mostrando come il privilegio possa assumere una connotazione diversa se usato per aiutare gli altri. Checco Zalone dimostra che, sebbene il suo personaggio si aggrappi ostinatamente alla sicurezza del lavoro fisso, alla fine questo attaccamento può avere anche un lato positivo, trasformando il posto fisso da privilegio personale a opportunità di contribuire al benessere comune.
Attraverso la lente della comicità, il film invita lo spettatore a riflettere su un argomento molto sentito in Italia, dove il posto fisso rappresenta spesso un ideale irrinunciabile. Il protagonista diventa così un simbolo di un’Italia che lotta per mantenere i propri vantaggi, ma allo stesso tempo è capace di gesti di grande generosità e altruismo.
Un finale che fa discutere
Il successo di “Quo Vado” è sicuramente legato anche alla capacità di Checco Zalone di far riflettere su temi attuali attraverso il linguaggio della comicità. Il pubblico, tra una risata e l’altra, è spinto a domandarsi quanto il posto fisso rappresenti ancora oggi un valore in una società in cui la mobilità e il cambiamento sono sempre più richiesti.
Molti spettatori sono rimasti colpiti dalla conclusione, che, attraverso il semplice augurio ironico “Il mio augurio è quello che li spenda in medicine”, lascia spazio a un’importante riflessione sul valore della solidarietà e sul vero significato dei privilegi. Quello che sembrava un film leggero e comico si trasforma quindi in un’opera capace di lasciare una traccia profonda, proprio grazie a un finale che riesce a commuovere e sorprendere allo stesso tempo.
In questo modo, Checco Zalone riesce a colpire nel segno, portando il pubblico a interrogarsi non solo sulla riforma del lavoro e sull’importanza del posto fisso, ma anche sui valori umani che dovrebbero accompagnare ogni scelta.
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