Trama Kill Switch, diretto da Tim Smit, porta su schermo un’avventura di fantascienza che si sviluppa come un videogioco in prima persona. Ambientato in un prossimo futuro, il film segue il protagonista Will Porter, un ex pilota della NASA, in una missione in una “Terra-specchio” chiamata Echo, dove tutto sembra destinato a finire in tragedia. Disponibile su Rai4, RaiPlay e Amazon Prime Video, Kill Switch tenta di fondere il linguaggio dei videogiochi con la narrazione cinematografica, ma i risultati non sono sempre efficaci.
Trama: una missione per salvare il mondo
Will Porter, interpretato da Dan Stevens, viene reclutato da Alterplex, una multinazionale tecnologica che ha costruito una torre in grado di sfruttare un’energia quantistica infinita, garantendo risorse energetiche per l’umanità. La tecnologia, basata su teorie di fisica avanzata come la Teoria M di Edward Witten, permette di creare un universo parallelo e autosufficiente. Tuttavia, l’idea che questa “Terra 2” sia disabitata si rivela presto errata, e quando qualcosa va storto, Will viene inviato in una missione disperata nell’universo-specchio per impedire una catastrofe che potrebbe distruggere entrambe le dimensioni.
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Il film segue le peripezie di Will attraverso mondi che sembrano perdere consistenza man mano che la narrazione si sviluppa, alternando momenti di azione concitati e flashback che ne approfondiscono le motivazioni personali. La missione, carica di tensione, si fa però ripetitiva, con numerosi ostacoli e situazioni di pericolo che richiamano i meccanismi tipici di un videogioco d’azione.
Un videogioco su grande schermo
La caratteristica più peculiare di Kill Switch è la scelta di girare gran parte del film in prima persona, come se il protagonista si muovesse all’interno di un videogioco FPS (First-Person Shooter). Questa scelta registica, pur interessante, rischia di diventare monotona col passare del tempo: l’obiettivo iniziale di far immedesimare lo spettatore nelle vicende del protagonista si rivela controproducente, poiché limita l’espressività dell’attore e crea un distacco emotivo.
Il risultato è un film in cui lo spettatore osserva attraverso gli occhi di Will mentre spara, corre e affronta minacce, senza mai poter stabilire un vero legame emotivo con il protagonista. Dan Stevens, noto per ruoli di spicco in altre produzioni, si trova qui ingabbiato in un ruolo che non valorizza appieno le sue capacità attoriali, riducendolo a un personaggio asettico e privo di profondità emotiva.
Cast e realizzazione: una regia ambiziosa ma poco incisiva
Oltre a Dan Stevens, il cast include anche Bérénice Marlohe, ex Bond girl, che qui interpreta un ruolo di supporto nel team Alterplex. La regia, firmata dall’esordiente Tim Smit, tenta di mantenere alto il ritmo affidandosi all’uso di effetti digitali per droni e navicelle futuristiche, ma il risultato risulta per lo più piatto e prevedibile.
Smit, noto per la sua esperienza negli effetti visivi, realizza il suo primo lungometraggio con Kill Switch, cercando di sfruttare la tecnologia digitale per immergere lo spettatore in un mondo alternativo. Tuttavia, la sua regia soffre di una visione d’insieme poco solida, che non riesce a conferire al film l’identità distintiva che vorrebbe avere. Nonostante l’ambizione di ricreare un’atmosfera avveniristica, Kill Switch manca di elementi originali e finisce per sembrare una semplice somma di cliché del genere sci-fi.
Tematiche sci-fi e limiti narrativi
Kill Switch si affida a temi classici della fantascienza, come la creazione di universi paralleli e il potere della scienza di alterare la realtà. Tuttavia, questi spunti interessanti non vengono approfonditi a sufficienza. Il film tocca solo superficialmente le implicazioni etiche e morali della tecnologia, preferendo concentrare l’attenzione sugli elementi visivi e sulla dinamica d’azione. La trama, che inizia con grandi promesse, si sviluppa in modo prevedibile e confuso, con un finale scontato e privo di sorprese.
Inoltre, la sceneggiatura mostra alcune lacune che rendono difficile mantenere alta l’attenzione dello spettatore: la missione di Will non sembra motivata da un vero senso di urgenza, e gli ostacoli che incontra sono poco più di sfide ripetitive e pretestuose per portare avanti l’azione.
Conclusioni: un esperimento che lascia insoddisfatti
Kill Switch – La guerra dei mondi cerca di portare una ventata di novità nel cinema di fantascienza, ma finisce per essere un prodotto dimenticabile. L’uso della visuale in prima persona, sebbene interessante all’inizio, diventa presto limitante, facendo perdere al film la possibilità di sviluppare un legame emotivo con il protagonista. La sceneggiatura, pur attingendo a temi di grande impatto, come l’energia infinita e i rischi della tecnologia, rimane priva di una vera profondità narrativa e si risolve in un intreccio prevedibile e confuso.
L’idea di una “guerra dei mondi” parallela, con il protagonista impegnato in una missione disperata, avrebbe potuto dare vita a un racconto più coinvolgente e ricco di sfumature. Invece, Kill Switch si limita a ricalcare schemi già visti, senza apportare nulla di nuovo al genere. La regia di Tim Smit non riesce a far decollare il film, e il cast, nonostante la presenza di attori talentuosi come Dan Stevens e Bérénice Marlohe, viene sprecato in ruoli poco incisivi.
Kill Switch è, in definitiva, un esperimento interessante solo a tratti, che potrebbe attrarre appassionati di videogiochi, ma difficilmente lascerà il segno tra gli amanti del cinema di fantascienza.
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