Il caso Yara Gambirasio: ”Teneva stretta tra le dita l’erba del campo dove è avvenuta la tragedia”

Cristina Cattaneo, rinomata anatomopatologa che ha seguito da vicino il drammatico caso di Yara Gambirasio, ha raccontato il toccante momento del ritrovamento del corpo della giovane in una recente intervista per la docuserie Netflix “Il Caso Yara: Oltre Ogni Ragionevole Dubbio”. Ha sottolineato l’importanza del mandato ricevuto dalla pubblica accusa, che le disse: “Faccia quanto necessario, senza limiti,” evidenziando la libertà conferitale per un compito così arduo.

Il suo racconto inizia con le difficoltà incontrate per accedere al luogo del ritrovamento. “Era impossibile muoversi, tanto era il numero di curiosi presenti. Era una scena inusuale per quella zona,” ricorda la dottoressa Cattaneo.

Yara Gambirasio, originaria di Brembate, scomparve il 26 novembre 2010 e fu trovata senza vita il 26 febbraio 2011 in un campo a Chignolo d’Isola, provincia di Bergamo. La macabra scoperta fu fatta da un appassionato di aeromodellismo che, mentre testava il suo aeroplanino, si imbatté in questa tragica verità.

Nel 2018, Massimo Bossetti, un muratore di Mapello, è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio della ragazza. Bossetti sta attualmente scontando la pena nel carcere di Bollate.

L’atmosfera sul luogo del ritrovamento

“La situazione lì era incredibilmente serena, quasi sacrale. Si percepiva un rispetto enorme per ciò che dovevamo fare,” continua la Cattaneo, sottolineando la solennità del momento. “Ci siamo immediatamente concentrati sull’analisi del corpo e dell’ambiente circostante, che rivestiva una grande importanza in questo caso.”

Nei primi momenti dopo il ritrovamento, i dettagli erano confusi. “Non si comprendeva subito la causa della morte né il tempo esatto. Col tempo e con un’analisi approfondita, le informazioni sono emerse,” ha detto l’anatomopatologa.

“Poi ci siamo trasferiti all’istituto di medicina legale per eseguire l’autopsia. Un atto molto privato, ma pur sempre scientifico, un legame forte con la vittima. Per la prima volta, un pm mi ha dato carta bianca per fare ciò che ritenevo necessario,” aggiunge, enfatizzando l’intensità della sua esperienza.

I dettagli sconcertanti dell’autopsia di Yara e le prove raccolte

Durante l’autopsia, la Cattaneo notò un numero insolitamente alto di specialisti presenti. “Molti esperti erano lì per raccogliere prove residue e studiare l’ambiente per comprendere meglio le dinamiche,” spiega. Un aspetto inquietante emerso dall’autopsia fu il fatto che Yara aveva in mano dell’erba del campo, suggerendo che la sua morte avvenne proprio lì.

Non furono trovati segni di violenza sessuale sul corpo, ma la dottoressa avverte che questo non escludeva precedenti contatti. Diverse campionature furono prelevate da tutto il corpo. “Un microscopista mi chiese perché ci fosse della calce. Questo indicava che il corpo era stato a contatto con calce e cemento, materiali distintivi del settore edile,” continua l’anatomopatologa.

Yara presentava alcune ferite da taglio, ma non furono causa della morte. “La morte è stata causata da una serie di fattori legati all’abbandono e al freddo. È stato crudele: poteva essere salvata? Poteva essere trovata in tempo?” ha riflettuto Cattaneo durante l’intervista. Queste domande evocano l’attenzione sulle tragiche circostanze che legano la vicenda di Yara Gambirasio.

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