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Andrea Carnevale: “Mio papà assassinò mia mamma con l’accetta, buttai il suo cervello nel fiume”

Andrea Carnevale rivela il dramma che ha segnato la sua infanzia: “Ho visto mia madre uccisa, i segnali erano evidenti”

In un piccolo comune, un uomo di 52 anni compie una strage familiare, lasciando sotto shock la comunità. Un contesto di apparente serenità si trasforma in un incubo, con un epilogo tragico che ha visto vittime la moglie, due figli e un vicino di casa. Spesso, la vita privata delle persone resta celata dietro a un’immagine pubblica rassicurante, e solo chi condivide le mura domestiche conosce davvero entrambe le facce della realtà. Questa oscura dualità è il filo conduttore della commovente testimonianza di Andrea Carnevale, ex calciatore della nazionale e dirigente sportivo, sulla tragica scomparsa di sua madre, uccisa dal marito. Quello di Carnevale è un racconto che mette in luce la disperazione nascosta dietro le porte di casa.

Andrea Carnevale sull’uccisione della madre: “I segnali erano evidenti, ma non furono raccolti dalle autorità”

Andrea Carnevale, oggi 63enne e capo osservatore dell’Udinese, parla con dolore della sua esperienza: “I segnali c’erano tutti”, ricorda Carnevale. “Mio padre, tornato dopo un anno di lavoro in Germania, aveva cominciato a mostrare segni di inquietudine e spaesamento, culminati nelle aggressioni verso mia madre, anche durante i pasti. Andai dai carabinieri varie volte, ma mi sentii dire che senza sangue non potevano intervenire. In casa si viveva in un clima di costante terrore; mio padre poteva diventare violento in qualsiasi momento,” racconta Carnevale, evidenziando come le autorità dell’epoca non fossero sensibilizzate al problema della violenza domestica. “Per anni mia mamma ha sopportato botte e umiliazioni davanti a noi figli.”

Carnevale: “Mio padre si era convinto che mia madre lo tradisse, ma nessuno fece nulla”

All’epoca dei fatti, Andrea era appena un ragazzino. Denunciare era quasi impossibile per via del forte senso di vergogna e della paura che la madre nutriva nei confronti del padre. “Abitavamo in un piccolo paese dove le voci circolavano, e mia madre aveva paura che mio padre venisse a saperlo,” spiega Carnevale. “Era una donna rispettabile, ma mio padre si era fissato con l’idea assurda che lo tradisse. Ma il maresciallo dei carabinieri fu chiaro: senza sangue non poteva intervenire.”

La tragedia si consumò il 25 settembre 1975. Andrea Carnevale, allora 14enne, ricorda quel giorno terribile: suo padre, Gaetano, ferroviere, perse il controllo e uccise la moglie Filomena con un’accetta. La donna, madre di sette figli, fu colta alla sprovvista mentre lavava i panni presso un fiume tra Monte San Biagio e Fondi, nel Lazio. Dopo l’omicidio, Gaetano fu internato nel manicomio criminale di Aversa e, una volta rilasciato, si suicidò nel 1983.

Un episodio tragico con risvolti personali drammatici

“Quella mattina mio padre si svegliò, prese un’accetta e uccise mia madre mentre lavava i panni al fiume,” racconta Carnevale. “Una delle mie sorelle era presente, io giocavo a pallone lì vicino. Ho raccolto i resti di mia madre nel fiume e li ho portati alla caserma: ‘L’ho detto che sarebbe successo’, dissi al maresciallo. ‘Quante volte sono venuto qui, ora il sangue lo vedi’. Non nutro rancore verso nessuno oggi: mio padre era una persona malata che non fu adeguatamente curata.”

Questa testimonianza dura e struggente mette in luce come la mancanza di intervento e sensibilizzazione sui temi della violenza domestica abbia potuto condurre a un epilogo tanto drammatico. Le parole di Carnevale ci ricordano quanto sia importante non sottovalutare mai i segnali di sofferenza e abuso, intervenendo tempestivamente per prevenire simili tragedie.

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