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Iwao Hakamada età, biografia, moglie e figli: chi è l’ex pugile condannato a morte nel 1968 ed assolto oggi

Il 26 settembre 2024 segna una svolta epocale nella storia giudiziaria giapponese: Iwao Hakamada, l’ex pugile che deteneva il triste primato di condannato a morte più longevo al mondo, è stato finalmente assolto dopo decenni di battaglia legale.

La sua vicenda, iniziata nel lontano 1966, ha scosso l’opinione pubblica e sollevato interrogativi sul sistema giudiziario nipponico. Hakamada, oggi 88enne, era stato accusato di un efferato omicidio multiplo che aveva sconvolto la tranquilla cittadina di Shizuoka.

Le vittime? Il suo datore di lavoro, la moglie e i loro due figli adolescenti. Un crimine orrendo che, secondo le autorità dell’epoca, portava la firma dell’allora trentenne pugile.Ma la verità, come spesso accade, era ben più complessa. Hakamada ha sempre proclamato la sua innocenza, sostenendo di essere stato vittima di un interrogatorio brutale e di confessioni estorte.

Le sue parole, per anni, sono rimaste inascoltate, mentre la macchina della giustizia procedeva inesorabile verso la condanna capitale.La svolta è arrivata grazie all’instancabile lavoro di organizzazioni per i diritti umani, tra cui spicca Amnesty International, e all’avanzamento delle tecniche forensi.

test del DNA condotti sui vestiti insanguinati ritrovati sulla scena del crimine hanno gettato più di un’ombra sulla colpevolezza di Hakamada, aprendo la strada a un nuovo processo.La carriera pugilistica di Hakamada, che si era svolta tra il 1959 e il 1961, è stata completamente oscurata da questa tragica vicenda. Dopo il ritiro dal ring, l’uomo si era dedicato alla produzione di miso nella sua città natale, prima che il destino lo catapultasse in un incubo lungo oltre mezzo secolo.La famiglia di Hakamada ha giocato un ruolo cruciale in questa battaglia per la giustizia. L

sorella Hideko, oggi 91enne, non ha mai smesso di lottare per dimostrare l’innocenza del fratello. Il pugile ha anche un figlio, al quale scrisse una toccante lettera nel 1983, promettendo di raggiungerlo non appena fosse stato liberato.Il caso Hakamada ha riacceso il dibattito sulla pena di morte in Giappone.

Mentre una parte crescente della popolazione chiede l’abolizione di questa pratica, la classe politica sembra ancora restia al cambiamento. Ironicamente, proprio mentre Hakamada veniva assolto, il paese assisteva alla condanna capitale di Shinji Aoba, responsabile di un incendio doloso che ha causato decine di vittime.La storia di Iwao Hakamada non è solo quella di un uomo ingiustamente condannato, ma rappresenta un monito sulla fallibilità del sistema giudiziario e sull’importanza di perseguire la verità, anche quando sembra impossibile.

Il suo caso, il quinto nella storia del Giappone post-bellico in cui un condannato a morte ottiene un nuovo processo, potrebbe segnare un punto di svolta nella percezione della giustizia nel paese del Sol Levante.Mentre centinaia di persone si accalcavano fuori dal tribunale di Shizuoka per assistere al verdetto, Hakamada si preparava a gustare una libertà troppo a lungo negata. La sua assoluzione non cancella decenni di sofferenza, ma offre una speranza a tutti coloro che lottano contro le ingiustizie del sistema.

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