“Stai con me”. Arcangelo Correra avrebbe pronunciato queste parole poco prima di morire, colpito da un proiettile alla testa. Renato Caiafa, l’amico che maneggiava la pistola da cui è partito il colpo fatale, si è poi costituito alla polizia, sostenendo di aver trovato casualmente l’arma. L’udienza per la convalida del fermo si è tenuta stamattina.
Napoli – Sabato scorso, nelle prime ore del mattino, un colpo di pistola ha tragicamente interrotto la vita di Arcangelo Correra in piazzetta Sedil Capuano, nel cuore di Napoli. Il ventenne è stato colpito alla fronte da un proiettile partito dalla pistola che si trovava nelle mani del suo amico Renato Caiafa. Poche ore dopo, spinto da una zia, Caiafa si è costituito spontaneamente alle autorità.
Ti potrebbe interessare:
La vittima è stata trasportata in ospedale dagli stessi amici presenti sul luogo, ma il tentativo di salvarlo si è rivelato inutile. Questa mattina si è svolta l’udienza per la convalida del fermo: il giudice ha disposto la detenzione in carcere per Caiafa, sebbene il fermo non sia stato convalidato. Le accuse per Caiafa riguardano detenzione e ricettazione di un’arma con matricola abrasa, mentre l’accusa di omicidio colposo è stata formalizzata con una denuncia a piede libero.
Le dichiarazioni di Renato Caiafa e l’indagine sull’arma
Secondo quanto riportato dall’avvocato Giuseppe De Gregorio, legale di Renato Caiafa, il giovane ha risposto a tutte le domande del giudice, mantenendo la stessa versione già fornita alla polizia. Caiafa ha dichiarato di aver trovato casualmente la pistola in strada, sul pneumatico di un’auto parcheggiata abitualmente nella zona, e di averla raccolta spinto dalla curiosità. A suo dire, il colpo sarebbe partito accidentalmente mentre la mostrava agli amici.
“Il mio assistito ha ripetuto di aver trovato l’arma lì e di averla presa senza alcuna intenzione di usarla. Una volta mostrata agli amici, è partito il colpo,” ha spiegato l’avvocato De Gregorio.
Gli ultimi momenti di una lunga amicizia
Secondo la ricostruzione del legale, Renato Caiafa e Arcangelo Correra avevano trascorso la serata separati fino a poco prima del tragico incidente. Terminato un incontro con la fidanzata, Caiafa ha contattato telefonicamente Correra, suo amico di lunga data, per incontrarsi in piazza. La scena di quel momento fatale sembra perseguitare Caiafa, che ha raccontato di non riuscire a pensare ad altro.
“Renato è consapevole della tragedia che ha causato – ha aggiunto il legale – e questa consapevolezza lo sta distruggendo. Era legato ad Arcangelo come a un fratello e ora è devastato. Subito dopo lo sparo, sembra che i due abbiano scambiato le ultime parole, con Arcangelo che gli avrebbe detto: ‘Stai con me’. Ma preferirei non soffermarmi ulteriormente su questi dettagli dolorosi.”
Versioni discordanti: le testimonianze degli altri presenti
Al momento dello sparo, nella piazzetta erano presenti altri amici di Correra e Caiafa, circa quattro o cinque persone, secondo l’avvocato De Gregorio. Tuttavia, le versioni dei testimoni non coincidono del tutto. De Gregorio ha affermato che in situazioni drammatiche come questa è comune che ognuno cerchi di minimizzare il proprio ruolo, descrivendosi come semplice spettatore o spettatore distratto. La discrepanza tra le testimonianze, dunque, potrebbe essere un tentativo umano di prendere le distanze dall’incidente.
Oltrepassa la censura dei social sotto regime. Seguici su Telegram: Basta un clic qui