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Come finisce Don Camillo Monsignore… ma non troppo

Il quarto capitolo della saga di Don Camillo e Peppone, “Don Camillo Monsignore… ma non troppo”, diretto da Carmine Gallone nel 1961, riporta i due celebri rivali a Brescello per nuove avventure e scontri ideologici.

Don Camillo e Peppone: ritorno a Brescello

Il 1961 segna il ritorno sul grande schermo dei celebri personaggi creati da Giovannino Guareschi con il film “Don Camillo Monsignore… ma non troppo”. Diretto da Carmine Gallone, questo quarto capitolo della saga vede ancora una volta Fernandel e Gino Cervi nei panni rispettivamente di Don Camillo e Peppone.La storia si svolge nel 1960, tre anni dopo gli eventi del film precedente. Don Camillo è stato promosso a monsignore e trasferito a Roma, mentre Peppone è diventato senatore. Tuttavia, una controversia nella loro amata Brescello li richiama al paese natale, dove si ritrovano coinvolti in nuove dispute tra la fazione cattolica e quella comunista.

Il fulcro della trama ruota attorno alla costruzione di una casa popolare su un terreno di proprietà della Curia, dove sorge una piccola cappella votiva chiamata “Madonnina del Borghetto”. Questo conflitto diventa il pretesto per riportare in scena le classiche schermaglie tra i due protagonisti, che nonostante i loro nuovi ruoli di prestigio, non hanno perso la verve e la passione per le loro rispettive cause.

Come finisce Don Camillo Monsignore… ma non troppo

Il finale del film vede una risoluzione tipica della serie, dove il buon senso e la collaborazione trionfano sulle divergenze ideologiche. Come finisce Don Camillo Monsignore… ma non troppo è emblematico del messaggio di fondo della saga: nonostante le differenze, il bene comune prevale. La cappella della Madonnina del Borghetto viene integrata nel nuovo edificio, simboleggiando la coesistenza pacifica tra le diverse fazioni del paese.

Un altro elemento significativo che contribuisce a come finisce Don Camillo Monsignore… ma non troppo è la vicenda del matrimonio del figlio di Peppone. Inizialmente, Peppone insiste per una cerimonia solo civile, ma alla fine si giunge a un compromesso che prevede sia il rito civile che quello religioso, dimostrando ancora una volta come le due anime del paese possano trovare un punto d’incontro.“Il cristianesimo è una religione democratica basata sul lavoro”, afferma Don Camillo in una scena, cercando di avvicinare la dottrina cristiana agli ideali comunisti.
Questa frase riassume efficacemente lo spirito di conciliazione che permea il finale del film.Come finisce Don Camillo Monsignore… ma non troppo vede i due protagonisti tornare a Roma, ma con un rinnovato legame con la loro terra d’origine e una maggiore comprensione reciproca. Il film si chiude con l’immagine di Don Camillo e Peppone che, nonostante tutto, continuano a rappresentare le due facce di una stessa medaglia, unite nell’amore per la loro comunità.

Produzione e curiosità

Le riprese del film iniziarono il 22 maggio 1961 e si conclusero nel luglio dello stesso anno. Mentre le scene interne furono girate negli studi di Cinecittà, le location esterne compresero varie città dell’Emilia-Romagna, tra cui BrescelloBoretto e Castelnovo di Sotto, oltre a Chiusi in Toscana e persino alcune scene in Vaticano.

Un dettaglio interessante riguarda l’automobile utilizzata da Don Camillo nel film: un’Alfa Romeo 6C2500, presentata come veicolo ufficiale della Santa Sede. Non è chiaro se questo modello fosse effettivamente in uso in Vaticano o se si trattasse di una licenza creativa dei filmmakers. Il film si distingue anche per un cambio nella voce narrante: al posto di Sergio Fantoni, in questo episodio troviamo Emilio Cigoli, noto per aver doppiato Clark Gable in “Via col vento”.La colonna sonora del film è opera di Alessandro Cicognini, che contribuisce a creare l’atmosfera caratteristica della serie.“Don Camillo, Dio è sempre alla stessa quota, qui ti pare più vicino perché qui sei più vicino a te stesso”, dice la voce di Gesù a Don Camillo al suo ritorno in paese, sottolineando il legame profondo tra il protagonista e la sua terra.

Nonostante alcune critiche abbiano notato una certa ripetitività nelle situazioni proposte, il film ha ottenuto un notevole successo al botteghino, incassando 1.125.428.000 lire e attirando 6.620.165 spettatori, classificandosi come sesto maggiore incasso dell’anno in Italia.Il successo commerciale fu tale che, nonostante questo fosse stato concepito inizialmente come l’ultimo capitolo della serie, i produttori decisero di realizzare un ulteriore seguito, “Il compagno Don Camillo”, uscito nel 1965.In conclusione, “Don Camillo Monsignore… ma non troppo” si conferma come un tassello importante nella saga di Don Camillo e Peppone, capace di intrattenere il pubblico mescolando sapientemente commedia, satira sociale e un messaggio di fondo sulla possibilità di superare le divisioni ideologiche per il bene comune. Il film, con la sua rappresentazione di un’Italia rurale in trasformazione, continua a esercitare un fascino nostalgico sul pubblico, mantenendo viva la magia di questi personaggi indimenticabili.

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