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Tamberi a Belve e il caso Puma: “Che belva si sente?”, “Un Puma, ma non le dirò il perché”

La risposta di Gianmarco Tamberi durante l’intervista a Belve accende il dibattito: un riferimento casuale o una strategia di marketing? Il campione olimpico del salto in alto parla della sua carriera e dei suoi dubbi personali.

L’intervista di Gianmarco Tamberi a Belve, il popolare programma condotto da Francesca Fagnani, ha catturato l’attenzione del pubblico non solo per i temi trattati, ma per un momento particolare che ha fatto discutere. Alla consueta domanda iniziale della Fagnani, “Che belva si sente?”, l’atleta ha risposto senza esitazione: “Dico un Puma. Non mi chieda perché, non posso dirlo. No, scherzo, è un animale che mi affascina”. La conduttrice ha replicato ironicamente: “Roba de sponsor”, e Tamberi, con un sorriso complice, ha confermato: “Brava”.

Il breve scambio ha alimentato ipotesi tra gli spettatori: si è trattato di una semplice battuta o di un messaggio pubblicitario velato? Il riferimento al puma ha subito richiamato alla mente il noto brand sportivo, sollevando dubbi su una possibile pubblicità occulta. La questione è diventata uno degli argomenti più commentati della puntata, con opinioni divise tra chi vede un gesto innocuo e chi invece lo considera una trovata di marketing.

Durante l’intervista, Tamberi ha affrontato diversi argomenti, alternando momenti di riflessione a battute leggere, in linea con il format del programma che mescola intensità e ironia. Ha parlato apertamente delle critiche ricevute, del rapporto con il pubblico e del modo in cui cerca di rendere “pop” il salto in alto. “Chi guarda la gara giudica un ragazzo che ha una pressione che non capisce, perché è quotidiana. Tutto quello che faccio è un modo per alimentarmi”, ha dichiarato.

Un atleta genuino e divisivo

L’atleta ha spiegato come la sua personalità trasparente e spontanea susciti reazioni opposte nel pubblico: “Chi mi ama, mi ama perché sono un ragazzo genuino che vive le sue emozioni a pieno. Cerco di far trasparire quello che sono e chi mi odia, mi odia per lo stesso motivo. Non è vero che non mi interessa piacere a tutti, ma ci tengo molto di più alle persone che mi vogliono bene”.

Riflettendo sul momento clou della sua carriera, la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokyo, Tamberi ha sottolineato l’importanza della condivisione: “Per me, condividere quello che è stato il momento più difficile della mia vita con le persone che mi hanno sostenuto ogni giorno mi ha dato di più rispetto al fastidio che qualcuno avrebbe provato per quello che ho fatto”.

La popolarità e l’invidia degli altri atleti

Tamberi ha riconosciuto che la sua fama spesso supera quella del salto in alto come disciplina, un aspetto che può generare invidie. Tra i suoi modelli di riferimento, ha citato Usain Bolt e Valentino Rossi, figure che hanno saputo andare oltre i confini del loro sport. “Ho ricevuto molta più notorietà rispetto al lavoro che faccio, e capisco che questa cosa possa infastidire. Se vedo un atleta che arriva undicesimo e io ho una medaglia al collo, a me darebbe fastidio. Penso di essere un po’ invidiato per questo”.

L’atleta ha raccontato come abbia cercato di distinguersi anche attraverso scelte eccentriche, come il famoso taglio di capelli rasato a metà: “Mi sono fatto i capelli blu, i capelli verdi, mi sono rasato a metà per mettermi con le spalle al muro. Per vincere per forza. Altrimenti sei un pagliaccio se perdi. Se vinci, sei un pagliaccio ma hai vinto. Mi è capitato diverse volte di perdere e fa male”.

Un amore mancato per il salto in alto

Uno dei momenti più sorprendenti dell’intervista è stato quando Tamberi ha ammesso di non amare realmente il salto in alto, nonostante i successi ottenuti. “Forse sarei meno orgoglioso di quello che ho fatto, ma più felice. Perché fare quello che ami fa la differenza. Leggendo frasi di Jordan, di Bryant che dicevano ‘devi amare quello che fai’, io non amavo il salto in alto. Alla fine ho trovato il modo di riuscirci, ma non amo quello che faccio”.

Questa dichiarazione ha aperto una finestra sulle difficoltà personali di un atleta che, pur eccellendo nel suo campo, ha vissuto momenti di conflitto interiore. Ha inoltre rivelato che il basket, la sua passione iniziale, avrebbe potuto rappresentare una strada diversa, forse più soddisfacente a livello personale.

Un dettaglio che fa discutere

Tornando al presunto riferimento pubblicitario, il dibattito resta aperto. La battuta di Francesca Fagnani, “Roba de sponsor”, ha contribuito a far emergere il dubbio in modo ironico, ma non ha dissipato le perplessità. Se si sia trattato di una mossa studiata o di un caso, non è dato saperlo, ma di certo l’episodio ha aggiunto un elemento di curiosità a un’intervista già intensa.

In un format come Belve, dove ogni dettaglio può trasformarsi in un caso mediatico, l’episodio dimostra come anche un’apparente leggerezza possa diventare motivo di discussione.

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