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Raggi cosmici misteriosi e potenti colpiscono la Terra: la fonte potrebbe essere vicina

Gli scienziati della collaborazione HESS hanno scoperto raggi cosmici con energie record, provenienti da una fonte vicina e ancora sconosciuta, sollevando nuovi interrogativi.

Sono stati individuati i raggi cosmici più potenti mai osservati, particelle con energie straordinarie che colpiscono la Terra da una sorgente non ancora identificata. La scoperta è stata effettuata dalla collaborazione HESS (High Energy Stereoscopic System), un osservatorio situato sull’altopiano di Khomas, in Namibia. Secondo gli esperti, questi raggi cosmici potrebbero provenire da sorgenti relativamente vicine al nostro Sistema solare, a distanze che non superano alcune migliaia di anni luce. Questo aspetto è stato sottolineato dalla dottoressa Kathrin Egberts, esperta di Fisica sperimentale delle astroparticelle presso l’Istituto di Fisica e Astronomia dell’Università di Potsdam, in Germania, e coautrice dello studio pubblicato su Physical Review Letters.

La caratteristica distintiva di questi raggi cosmici è la loro energia estremamente elevata: fino a 40 teraelettronvolt (TeV), equivalenti a circa 40.000 volte l’energia della luce visibile. La loro alta energia suggerisce che la sorgente che li produce debba essere relativamente vicina alla Terra, poiché i raggi cosmici perdono energia durante il loro viaggio attraverso lo spazio. Tuttavia, l’origine di queste particelle rimane un mistero.

Gli scienziati della collaborazione HESS ipotizzano che i raggi cosmici possano essere generati da diversi tipi di oggetti celesti, tra cui resti di supernove, pulsar o nuclei galattici attivi. Nonostante queste ipotesi, non è ancora possibile determinare con certezza quale sia la fonte esatta. A differenza dei raggi gamma, che viaggiano nello spazio senza essere influenzati dai campi magnetici e possono fornire informazioni sulle loro sorgenti, i raggi cosmici sono soggetti a deviazioni causate dai campi magnetici presenti nell’Universo. Questo fenomeno rende difficile tracciare il loro percorso e identificare il punto di origine.

Una volta che i raggi cosmici interagiscono con l’atmosfera terrestre, si frammentano in sciami di particelle cariche. Questo processo complica ulteriormente la ricostruzione del loro tragitto originario e l’identificazione della sorgente. Tuttavia, la loro rilevazione sulla Terra rappresenta un indizio significativo dell’esistenza di potenti acceleratori di particelle nei pressi del nostro Sistema solare.

La dottoressa Kathrin Egberts ha dichiarato: “Si tratta di un risultato comunque importante, perché possiamo concludere che questi raggi cosmici provengono molto probabilmente dalle pochissime fonti nelle vicinanze del Sistema solare”. Questa scoperta apre nuove prospettive per lo studio del vicinato cosmico e delle sorgenti di particelle ad alta energia.

Anche il ricercatore Mathieu de Naurois, del CNRS presso il Laboratoire Leprince-Ringuet dell’Istituto politecnico di Parigi, ha sottolineato l’importanza della scoperta: “La nostra misurazione fornisce non solo dati in un intervallo di energia cruciale e in precedenza inesplorato, influenzando la nostra comprensione del vicinato locale, ma è anche probabile che rimanga un punto di riferimento per i prossimi anni”. Questo risultato rappresenta un passo significativo nella comprensione dei fenomeni astrofisici che avvengono nelle vicinanze del nostro sistema planetario.

Nonostante i progressi compiuti, rimangono molte domande senza risposta. Quali sono esattamente le caratteristiche delle sorgenti che producono questi raggi cosmici? Come riescono a generare energie così elevate? E quali implicazioni hanno queste scoperte per la comprensione dell’Universo e della sua struttura?

Gli scienziati continueranno a studiare questi fenomeni utilizzando strumenti sempre più avanzati. L’osservatorio HESS, situato in Namibia, svolge un ruolo cruciale in questa ricerca, grazie alla sua capacità di rilevare particelle ad alta energia con precisione senza precedenti. Inoltre, altri osservatori e missioni spaziali potrebbero fornire dati complementari per approfondire la comprensione delle sorgenti di raggi cosmici.

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