Nel processo contro Filippo Turetta, l’avvocato difensore Giovanni Caruso ha dichiarato: “Filippo non è Pablo Escobar”.
Durante l’arringa difensiva, Caruso ha sottolineato che Turetta è consapevole della gravità delle sue azioni e della pena che dovrà scontare, ma ha voluto distinguere il suo assistito da noti criminali internazionali, affermando che non aveva intenzione di diventare un latitante inafferrabile.
Il legale ha inoltre cercato di ridimensionare le accuse di stalking e le relative aggravanti, sostenendo che Giulia Cecchettin non temeva Turetta e che la loro relazione, sebbene problematica, non presentava elementi di persecuzione.
Caruso ha evidenziato che Giulia aveva manifestato l’intenzione di porre fine alla relazione, elencando i motivi per la separazione, ma ha contestato l’idea che Turetta fosse ossessionato da lei in modo patologico.
L’avvocato ha concluso chiedendo che le aggravanti contestate vengano ritenute insussistenti e che al suo assistito vengano riconosciute le attenuanti generiche.
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