Lele Adani divide il pubblico con il suo stile di telecronaca appassionato e vivace. Dino Zoff esprime perplessità, evidenziando differenze generazionali e di valori nel raccontare il calcio.
L’ex difensore Lele Adani, oggi opinionista calcistico, continua a suscitare dibattiti per il suo modo sopra le righe di commentare le partite. Dopo aver lasciato il calcio giocato, Adani ha intrapreso una carriera televisiva che lo ha portato, da Sky, alla RAI, dove dall’estate scorsa affianca Alberto Rimedio come spalla tecnica nelle telecronache delle partite della Nazionale italiana.
Parallelamente, mantiene un approccio più informale nel programma online Viva el Futbol, che conduce insieme a Antonio Cassano e Christian Vieri. Tuttavia, il suo stile, caratterizzato da entusiasmo e toni enfatici, divide gli appassionati: c’è chi lo apprezza per la passione che trasmette e chi, invece, lo critica per eccessiva teatralità.
Tra i detrattori di questo approccio c’è una figura storica del calcio italiano: Dino Zoff, che ha espresso la sua opinione in un’intervista rilasciata a Libero. L’ex portiere e campione del mondo del 1982 ha dichiarato: “L’urlo lo dovrebbe fare un tifoso allo stadio e non chi racconta le partite in TV”. Con queste parole, Zoff sottolinea una netta differenza tra lo stile narrativo di un tempo e quello attuale, che considera troppo distante dai valori di sobrietà ed equilibrio a cui lui è abituato.
Zoff e l’era geologica del calcio raccontato con pacatezza
L’82enne Zoff, noto per la sua discrezione e il suo stile sobrio, non ha risparmiato critiche al modo in cui vengono narrate oggi le partite. Ha ricordato con nostalgia i cronisti che hanno accompagnato la sua carriera: “Io provengo da un’altra era geologica e le mie partite sono state raccontate dapprima da Niccolò Carosio, poi da Martellini e infine dal mio amico Bruno Pizzul”. Secondo l’ex portiere, quegli anni rappresentavano un modello di telecronaca basato sull’essenzialità, distante anni luce dall’approccio enfatico e personalistico di oggi.
Proseguendo, Zoff ha spiegato che, sebbene comprenda il cambiamento generazionale, non si riconosce in certe narrazioni attuali: “Diciamo che erano altri stili di narrazione e fermiamoci qui. Non posso essere in linea con quello che ascolto in certi momenti. Ma, ripeto, io sono anziano per tutte le novità che vengono proposte oggi, è la legge della vita”. Nonostante queste considerazioni, ha voluto precisare che il suo giudizio non è soltanto una questione anagrafica, ma anche di valori: “Certe cose per me rimangono sacre. Il primo è quello dell’educazione e della serietà”.
Un’epoca di “inflazione delle parole”
L’analisi di Zoff non si ferma al semplice confronto tra passato e presente, ma tocca aspetti più profondi del modo in cui il calcio è raccontato oggi. “Siamo negli anni dell’adanismo? Siamo nelle stagioni di quella che definirei un’inflazione eccessiva delle parole che trova conferma anche nei racconti calcistici televisivi” ha osservato, con un evidente riferimento a Adani. L’ex portiere ha criticato l’eccesso di teatralità e di enfasi che caratterizza alcune telecronache, sottolineando che toni così accesi rischiano di snaturare la narrazione sportiva, soprattutto in partite che non rappresentano eventi di grande rilievo: “Certe espressioni tenorili possono sembrare esagerate, ma quello che non capisco sono i toni accesi in partite che non sono certo finali mondiali o europee per le quali la posta in palio è altissima”.
Adani tra apprezzamenti e critiche
Le parole di Zoff riflettono il dibattito più ampio che lo stile di Lele Adani ha sollevato negli ultimi anni. Se da un lato il commentatore viene elogiato da molti per la sua energia e il coinvolgimento emotivo, dall’altro c’è chi lo accusa di eccessiva autoreferenzialità. Nei programmi televisivi e nei talk online, Adani non si tira indietro dal difendere il suo modo di raccontare il calcio, ritenendo che l’entusiasmo e la passione siano strumenti fondamentali per avvicinare il pubblico a questo sport.
A Viva el Futbol, programma che conduce con toni più rilassati rispetto alle telecronache ufficiali, Adani ha spesso ribadito la sua filosofia, sottolineando come il calcio debba essere vissuto con intensità. Tuttavia, le critiche di figure iconiche come Zoff evidenziano una spaccatura tra diverse visioni del racconto sportivo: da una parte la tradizione di chi predilige uno stile sobrio e istituzionale, dall’altra l’approccio contemporaneo, che punta sull’intrattenimento e sull’impatto emotivo.
Un confronto tra passato e presente
L’intervento di Zoff rappresenta un richiamo a un’epoca in cui la narrazione calcistica era meno spettacolare ma più vicina al cuore del gioco. In un panorama mediatico sempre più competitivo, dove l’attenzione degli spettatori è contesa da diversi format e piattaforme, il contrasto tra questi due stili di racconto riflette anche i cambiamenti culturali e sociali che hanno trasformato il calcio in un prodotto globale. Che si tratti di “adanismo” o di semplice evoluzione del linguaggio sportivo, il dibattito rimane aperto, ponendo una domanda cruciale: qual è il ruolo del telecronista nel calcio di oggi?
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