Il direttore del Bar Rosati, Roma, ha risposto alle critiche sui prezzi elevati, difendendo la posizione centrale del locale e la qualità dei prodotti offerti. Secondo lui, i costi sono giustificati dall’affitto, dagli stipendi dei dipendenti e dalle spese generali per mantenere l’attività.
“I prezzi che facciamo sono uguali per tutti senza distinzioni, sia per clienti romani e italiani che per turisti internazionali,” ha dichiarato il direttore, sottolineando che i clienti hanno la possibilità di consultare il menù prima di sedersi.
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La cliente Paola ha segnalato un conto di 52 euro per due tramezzini e due spremute, definendolo “furto”. Secondo la sua testimonianza, i prodotti sono stati serviti su un solo piattino e due tovagliolini di carta, senza tovaglietta né altro.
La situazione ha generato dibattito e discussioni online, con molti che hanno espresso disapprovazione per i prezzi praticati dal Bar Rosati. La vicenda ha destato l’interesse dei media e dei consumatori, sollevando la questione dell’equità nei prezzi nei locali storici e turistici.
In risposta alle accuse, il direttore ha sottolineato: “C’è il costo dell’affitto, dello stipendio dei dipendenti e di tutte le altre spese che dobbiamo sostenere per portare avanti l’attività. Senza considerare il fatto poi che noi offriamo il massimo della qualità nei prodotti alla nostra clientela”.
La cliente Paola ha raccontato: “Tornavamo da una visita per lui in ospedale…Così ho pensato: ‘Ci fermiamo da Rosati e mangiamo un tramezzino e una spremuta’. Mio figlio era entusiasta. Io conoscevo Rosati per esserci stata più di una volta con mio marito, sempre al tavolo.”
La vicenda ha sollevato interrogativi sulle pratiche commerciali nei locali storici e turistici, portando alla luce il dibattito sull’equità dei prezzi e sulla trasparenza nella comunicazione con i clienti.
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