Stefania Guadagna, residente a Treviso, racconta la tragica vicenda della sua cagnolina Nina, lasciata alla dog sitter e restituita in un’urna cineraria. La donna si impegna ora in una battaglia legale e pubblica.
La morte della piccola bassotta Nina ha sconvolto Stefania Guadagna, 59 anni, di Treviso, la quale ha deciso di raccontare la sua storia per ottenere giustizia e mettere in guardia altre persone sui possibili rischi legati all’affidamento degli animali domestici. La vicenda, risalente all’estate 2023, ha innescato un dibattito sulla necessità di regolamentare la professione di dog sitter in Italia.
L’affidamento a una dog sitter di fiducia
Durante le vacanze estive del 2023, Stefania aveva deciso di affidare Nina e un altro suo bassotto, Pluto, a una dog sitter di Villorba, un paese della provincia di Treviso. “Dovevamo andare in vacanza in Spagna a luglio e non volevo sottoporre i cani a un lungo viaggio,” racconta Stefania. “Questa dog sitter si era già occupata dei miei animali per anni, e mi fidavo di lei.” Tuttavia, il periodo di affidamento ha iniziato a rivelarsi problematico sin dall’inizio, con difficoltà a ottenere aggiornamenti sui cani: “Chiedevo delle foto, ma raramente arrivavano; però non mi sono allarmata, sapevo che non stava spesso al telefono.”
Le cose sono peggiorate nell’ultima settimana di agosto, quando la dog sitter ha spento il cellulare, interrompendo ogni comunicazione con Stefania. Disperata, la donna ha cercato di rintracciarla persino tramite i suoi genitori, ma senza successo: “La madre mi disse che il cellulare si era rotto, ma anche allora non riuscii a parlare direttamente con lei.”
Il tragico ritorno e la scoperta della morte di Nina
Il vero dramma è emerso solo al rientro in Italia. Stefania, una volta scesa dall’aereo, si è precipitata dalla dog sitter per riabbracciare i suoi cani, ma quello che ha trovato l’ha lasciata senza parole. Pluto si trovava nel giardino, in condizioni estremamente trascurate, sporco e in stato di shock. “Era catatonico, non mi ha neanche riconosciuta subito. Quando mi ha riconosciuto, ha iniziato a piangere,” racconta Stefania, ricordando l’emozione mista a dolore di quel momento. Di Nina, però, non vi era traccia, e i genitori della dog sitter le dissero di tornare il giorno successivo, in quanto non avevano accesso all’appartamento.
L’indomani, alla speranza di riabbracciare Nina è seguita una sconvolgente realtà: le sono state consegnate le ceneri della bassotta in un’urna cineraria. “Mi dissero che Nina era morta per uno shock anafilattico,” racconta Stefania, incredula, “ma non è stato possibile fare alcuna verifica: era già stata cremata.” La notizia della morte della sua amata cagnolina, senza possibilità di accertamenti, ha lasciato Stefania con molte domande e una profonda rabbia: “Nina era microchippata e registrata a nome della mia famiglia; com’è possibile che sia stata cremata senza il mio consenso?”
L’inizio della battaglia legale e il coinvolgimento di altri casi
Determinata a far luce sulla vicenda e a ottenere giustizia per Nina, Stefania ha intrapreso un percorso legale. Anche se la Procura di Treviso ha inizialmente archiviato il caso, la donna ha presentato un ricorso e attende che il giudice accolga la sua richiesta di riapertura delle indagini. “Speriamo che ci ascoltino,” dichiara Stefania.
Da quando ha reso pubblica la sua esperienza, altre testimonianze sono emerse. Stefania racconta che, solo due settimane prima della morte di Nina, un Bouledogue francese di nome Elsa è deceduto mentre era affidato alla stessa dog sitter. Più recentemente, un Golden Retriever di nome Rey è morto in circostanze simili: l’autopsia ha rivelato che il cane era probabilmente rimasto al sole senza acqua né cibo, morendo per collasso polmonare.
Le difficoltà personali e il sostegno a Pluto
Oltre alla battaglia legale, Stefania sta affrontando un percorso personale altrettanto difficile. “Sono stata depressa, e in un certo senso è stato proprio Pluto a salvarmi. Ha ancora il trauma di quell’esperienza; non riesce più a stare da solo,” spiega. Attualmente, Pluto è seguito da un professionista per superare i danni psicologici causati da quell’affidamento.
Una proposta di legge per regolamentare i dog sitter
La tragica storia di Stefania e Nina ha spinto anche figure politiche a intervenire, riaprendo il dibattito sulla necessità di regolamentare l’attività di dog sitter in Italia. Tra le più attive vi è la deputata di Fratelli d’Italia Eliana Longi, che ha espresso l’urgenza di una legge per il settore, a tutela degli animali e delle loro famiglie. “Interverrò nelle sedi opportune per fare luce su questa vicenda e accertare le responsabilità dei soggetti coinvolti,” ha dichiarato Longi. “Ormai ci sono troppi casi di morti accidentali e sospette durante l’affidamento a dog sitter improvvisati.”
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