La tragedia di Agata Margaret Spada, 22 anni, morta a Roma dopo un intervento di rinoplastica, accende il dibattito sui rischi delle cliniche low-cost promosse sui social.
Roma – Agata Margaret Spada, giovane di Lentini in provincia di Siracusa, è morta il 7 ottobre a Roma dopo un intervento di rinoplastica, prenotato tramite un annuncio sponsorizzato su TikTok. Dopo l’operazione, a cui si era sottoposta il 4 ottobre, non si è più svegliata, morendo in seguito a un sospetto shock anafilattico da reazione a farmaci. La Procura di Roma ha sequestrato la clinica e aperto un’indagine per omicidio colposo, inserendo i titolari del centro nel registro degli indagati. La vicenda ha portato alla luce un fenomeno preoccupante: l’attrazione dei social media verso la chirurgia estetica low-cost.
Pubblicità sui social e chirurgia estetica a basso costo
Negli ultimi anni, TikTok e altri social hanno aperto nuovi scenari pubblicitari, dove con investimenti minimi si può raggiungere un vasto pubblico di utenti. Tra i settori che più spesso fanno ricorso a queste sponsorizzazioni c’è quello della chirurgia estetica e della medicina estetica, che sfrutta il potere virale dei social per proporre interventi a prezzi ribassati, attirando soprattutto i giovani. Tuttavia, molti utenti, attirati dai costi ridotti e dai contenuti accattivanti, tendono a sottovalutare i rischi connessi a trattamenti come il botox, i filler o interventi chirurgici più invasivi.
Il caso di Agata Spada è emblematico di questa tendenza: attratta da una sponsorizzazione su TikTok, ha deciso di sottoporsi alla rinoplastica in una clinica scelta senza approfondimenti. “Era stato facile prenotare – spiega una sua amica – Agata aveva visto l’annuncio, chiamato e fissato subito l’appuntamento”. Tuttavia, secondo i primi risultati delle indagini, nella clinica non erano presenti né documentazione medica né il consenso informato firmato dalla paziente. “Siamo in attesa dei risultati dell’autopsia, e intanto rimangono molti dubbi su autorizzazioni e modalità operative di questa struttura”, ha affermato l’avvocato dei familiari, Alessandro Vinci.
L’importanza del controllo e della regolamentazione dei centri estetici
Il caso di Agata ha posto sotto i riflettori la mancanza di regolamentazione stringente nel settore estetico, particolarmente per le cliniche low-cost che operano anche su pazienti che arrivano da fuori regione, attirati da promozioni sui social. Le autorità sottolineano come sia cruciale garantire il rispetto di protocolli di sicurezza e l’autorizzazione per interventi anestesiologici, che, nel caso di Agata, sembra non siano stati adeguatamente verificati.
Anche l’assenza di una targa o di un’insegna all’esterno della clinica dove si è recata Agata solleva dubbi sulla trasparenza del centro e delle sue attività. Per le autorità competenti, questo caso diventa un’occasione per sensibilizzare sull’importanza di consultare strutture sanitarie certificate e con personale medico adeguatamente formato, soprattutto per interventi invasivi.
Il ruolo dei social media nella scelta della chirurgia estetica
Sempre più giovani scelgono i social media come canale per ottenere informazioni, anche mediche. Un recente sondaggio di Doxa Pharma ha evidenziato che un terzo della Generazione Z e un quarto dei millennial cercano informazioni su trattamenti di salute o estetici proprio tramite gli “health influencer”. TikTok, insieme a Instagram, è una delle piattaforme principali per questo tipo di ricerca, dove hashtag come #rhinoplasty o #plasticsurgery accumulano milioni di visualizzazioni.
Tuttavia, i contenuti sponsorizzati non sempre assicurano professionalità e qualità; infatti, la visibilità di un annuncio dipende più dall’importo investito che da una garanzia di competenza e affidabilità. Il caso di Agata ha portato a una riflessione più ampia sulla vulnerabilità dei giovani davanti a pubblicità accattivanti, con offerte che rischiano di mettere a rischio la salute degli utenti meno informati.
Disinformazione e contenuti pericolosi: il fenomeno su TikTok
La questione si collega a un fenomeno ancora più ampio di disinformazione medica sui social. Secondo uno studio della Northwestern University Feinberg School of Medicine di Chicago, la maggior parte delle inserzioni per trattamenti estetici su Instagram e TikTok non proviene da chirurghi certificati, ma da professionisti senza una specializzazione adeguata, o in alcuni casi, da persone prive di qualifiche mediche.
Christopher Roxbury, chirurgo dell’UChicago Medicine, sottolinea come “esistano informazioni di alta qualità sui social media, ma spesso è difficile per gli utenti distinguere le fonti affidabili da quelle potenzialmente dannose”. Roxbury ha aggiunto che molti pazienti pongono domande in base a quello che hanno visto sui social e, in alcuni casi, hanno già subito trattamenti inefficaci o addirittura dannosi.
Il fenomeno della chirurgia low-cost sponsorizzata sui social ha già avuto esiti tragici. Recentemente, si sono verificati numerosi casi di decessi legati a interventi estetici, sia in Italia che all’estero. Alessia Neboso di Napoli è morta in seguito a un’operazione di mastoplastica additiva; Helen Comin di Cittadella è deceduta per complicazioni legate a un intervento simile. Negli Stati Uniti, tragedie simili hanno colpito diverse giovani donne, inclusa Kaydell Brown e Melissa Kerr nel Norfolk.
La risposta delle autorità e il futuro della regolamentazione
Il decesso di Agata Spada ha portato alla luce i pericoli della chirurgia estetica non regolamentata e dell’assenza di controllo sui centri che offrono interventi a basso costo. La Procura ha annunciato che intende approfondire la gestione del centro, i protocolli sanitari e il rispetto delle normative. Alessandro Vinci, avvocato della famiglia Spada, ha dichiarato: “Ci aspettiamo che l’autopsia confermi cosa sia realmente accaduto e se ci siano state negligenze nella somministrazione dell’anestesia o nelle autorizzazioni necessarie”.
Le istituzioni stanno valutando l’introduzione di regolamentazioni più stringenti e interventi per limitare il fenomeno degli annunci medici sui social senza controlli. Intanto, si sta facendo strada la proposta di vietare la pubblicità di chirurgia estetica sui social media e di istituire un registro per i centri abilitati a operare in sicurezza.
Una questione di sensibilizzazione e responsabilità
Il tragico caso di Agata Spada rappresenta un ammonimento sui rischi della disinformazione medica online e della diffusione di contenuti che promuovono la chirurgia estetica come se fosse una semplice scelta di consumo. “È fondamentale sensibilizzare i giovani sull’importanza di affidarsi a professionisti e a strutture sanitarie certificate – commenta un esperto di salute pubblica – perché i social non possono essere l’unica fonte di informazioni su temi così delicati”.
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