La sospensione del trasferimento di sette migranti in Albania decisa dal tribunale di Roma costringe il loro ritorno in Italia, scatenando reazioni accese da parte del Governo Meloni.
La decisione del tribunale di Roma sul trasferimento dei migranti in Albania
Una nuova battuta d’arresto per la gestione dei migranti in Albania scatena le tensioni tra il Governo Meloni e il sistema giudiziario italiano. La sezione immigrazione del tribunale di Roma ha recentemente sospeso la procedura di convalida che avrebbe permesso il trattenimento in Albania di sette migranti, provenienti da Egitto e Bangladesh, trasferiti nel Paese balcanico lo scorso venerdì. Tale decisione comporterà il rientro in Italia dei migranti, contro la volontà del governo, provocando una reazione accesa che coinvolge esponenti di rilievo come Matteo Salvini e Antonio Tajani.
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Il provvedimento adottato dai giudici italiani si inserisce nel contesto del decreto “Paesi sicuri” recentemente introdotto dal governo, un atto che identifica una lista di Paesi considerati affidabili per l’accoglienza dei migranti e dunque idonei a riceverli in caso di trasferimento. Nonostante l’intento governativo di snellire le procedure di espulsione, il tribunale di Roma ha ritenuto necessario approfondire la legittimità di tali trattenimenti e ha sospeso la misura fino al parere della Corte di Giustizia Europea.
Il ritorno dei migranti in Italia e le reazioni del governo
I sette migranti, trasferiti inizialmente in un centro di accoglienza in Albania, saranno quindi riportati in Italia, dove avranno l’opportunità di presentare ricorso contro il respingimento della richiesta d’asilo effettuato dalle autorità albanesi. Verranno temporaneamente ospitati presso un Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara), dove avranno a disposizione un periodo di 14 giorni per presentare le loro istanze legali con l’ausilio di mediatori e avvocati specializzati.
Nei Cara italiani, a differenza dei centri albanesi come quello di Gjader, i migranti godono di una maggiore libertà di movimento: possono uscire dal centro durante le ore diurne e assentarsi anche per periodi prolungati, in attesa della risposta definitiva al loro ricorso. La scelta del tribunale italiano ha irritato profondamente il Governo Meloni, che considera il blocco un ostacolo alla sua strategia in materia di gestione dei migranti.
Le dichiarazioni di Salvini e Tajani: “Sentenza contro la sicurezza degli italiani”
Il primo a commentare duramente la decisione del tribunale è stato il vicepremier Matteo Salvini, che ha espresso la propria frustrazione definendo il verdetto come un atto politico, non solo contro il governo ma contro l’intero Paese: “Un’altra sentenza politica non contro il governo, ma contro gli italiani e la loro sicurezza […]. L’ennesimo pronunciamento del tribunale di Roma sezione immigrazione impedisce, non al governo, non a Salvini a Piantedosi, alla Meloni, impedisce all’Italia di espellere alcuni immigrati irregolari, in questo caso egiziani e bengalesi”. Con queste parole, Salvini critica apertamente il ruolo della magistratura, che a suo dire interferisce con l’operato dell’esecutivo.
Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha manifestato il proprio disappunto nei confronti della sentenza, lamentando quella che vede come un’interferenza eccessiva del potere giudiziario nei confronti dell’azione governativa. Secondo Tajani, la democrazia italiana potrebbe essere minacciata da un potere giudiziario che, travalicando i suoi confini, impedisce al governo di attuare le proprie politiche in materia di sicurezza: “In una democrazia c’è la tripartizione dei poteri. Quando uno di questi poteri scavalca i propri confini mette in difficoltà la democrazia. […]. Questo non è accettabile”.
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