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Omicidio a Napoli, Fratelli d’Italia accusa Saviano e la serie Gomorra

Dopo la morte di un giovane a Napoli, Fratelli d’Italia critica la serie “Gomorra” e il suo autore, Roberto Saviano, ritenendoli responsabili di fenomeni di emulazione criminale.

L’omicidio di Arcangelo Correra, giovane di appena 18 anni, avvenuto a Napoli ha suscitato reazioni accese in ambito politico. Fratelli d’Italia, tramite il commissario regionale Antonio Iannone, ha puntato il dito contro la serie televisiva “Gomorra” e il suo autore Roberto Saviano. Iannone ha sottolineato come la serie abbia, a suo avviso, incentivato comportamenti emulativi nei giovani, trasformando i protagonisti della criminalità in modelli da seguire per le nuove generazioni.

Le dichiarazioni di Antonio Iannone

Secondo Iannone, la serie televisiva “Gomorra”, basata sul romanzo di Saviano e trasmessa in cinque stagioni tra il 2014 e il 2021, avrebbe avuto un impatto negativo sui giovani, specie quelli appartenenti a contesti familiari più vulnerabili. «Dobbiamo inevitabilmente constatare che la ‘Gomorra’ di Saviano ha favorito i fenomeni di emulazione criminale rendendo i suoi personaggi eroi o miti tra i più giovani, specie tra quelli delle famiglie più disagiate», ha affermato il commissario di Fratelli d’Italia in Campania.

Queste parole arrivano in risposta alla recente tragedia di Napoli, dove Correra è stato vittima di un ennesimo episodio di violenza giovanile. La serie, creata sulla scia del successo del romanzo di Saviano, ha attirato sia riconoscimenti che critiche per la rappresentazione esplicita del mondo criminale napoletano. I personaggi principali, appartenenti a clan della camorra, sono spesso rappresentati con toni drammatici e potenti, suscitando reazioni contrastanti nell’opinione pubblica.

Il confronto tra Saviano e Fratelli d’Italia

Roberto Saviano, noto per le sue posizioni critiche verso le istituzioni e il mondo politico, aveva recentemente espresso riserve sul decreto Caivano, una misura proposta dal centrodestra per contrastare la devianza giovanile e rispondere alle emergenze sociali e criminali nelle aree disagiate. In particolare, Saviano aveva puntato il dito contro il governo per la gestione delle questioni legate alla sicurezza e alla criminalità giovanile.

In risposta alle osservazioni di Saviano, Iannone ha accusato l’autore di contribuire all’aumento della violenza giovanile attraverso la cultura veicolata dalla sua opera. «Anche oggi Saviano non ha perso l’occasione per mettersi in mostra di fronte a tragedie giovanili che proprio la sua ‘cultura’ ha contribuito a creare», ha replicato Iannone. Ha poi aggiunto che il governo e il suo partito sono impegnati in azioni concrete come il decreto Caivano, un’iniziativa che, a differenza della narrativa della serie, mira a ridurre la criminalità tra i giovani.

“Gomorra” e l’accusa di emulazione criminale

Il dibattito sulla rappresentazione della criminalità nelle opere di finzione è da anni un tema controverso in Italia, con “Gomorra” spesso al centro delle discussioni. La serie, pur essendo acclamata per la qualità cinematografica e la realistica rappresentazione del contesto camorristico, ha sollevato timori per l’influenza che potrebbe esercitare sulle nuove generazioni, specialmente nei contesti sociali più fragili. Gli stessi personaggi di “Gomorra”, come Ciro Di Marzio e Genny Savastano, sono diventati, agli occhi di alcuni spettatori, figure affascinanti, capaci di trasmettere un senso di potere e rispetto spesso assente nella realtà quotidiana dei giovani.

Le posizioni espresse da Iannone mettono in luce il timore che alcuni giovani possano idealizzare la vita criminale ritratta nella serie, influenzando negativamente le loro scelte e atteggiamenti. Tuttavia, il sostegno pubblico alla serie e la sua popolarità non sono mai venuti meno, alimentando un dibattito complesso sul rapporto tra finzione e realtà.

Le politiche del centrodestra contro la devianza giovanile

In risposta all’aumento degli episodi di violenza giovanile, il governo ha proposto una serie di misure preventive e repressive, tra cui il cosiddetto decreto Caivano. La norma, che prende il nome dalla cittadina di Caivano tristemente nota per episodi di criminalità minorile, punta a combattere il disagio sociale e a prevenire comportamenti criminali attraverso interventi nelle scuole e nelle famiglie a rischio.

Secondo Iannone, questi provvedimenti segnano un passo deciso verso la riduzione della criminalità giovanile, promuovendo una cultura del rispetto e del rifiuto della violenza. «Di fronte a questi drammatici episodi confermiamo il nostro impegno che si è tramutato in provvedimenti come quello su Caivano che, al contrario delle parole pericolose di Saviano, stanno ponendo le basi per un’inversione di tendenza fra le giovani generazioni», ha dichiarato.

Le reazioni della società civile e dei critici culturali

La vicenda ha sollevato un acceso dibattito anche tra esperti e rappresentanti della società civile. Mentre alcuni difendono la serie “Gomorra” come una rappresentazione artistica che riflette la dura realtà di certe aree del Paese, altri credono che l’eccessiva esposizione a contenuti violenti possa influenzare negativamente i giovani. Organizzazioni locali hanno più volte chiesto maggiore impegno per lo sviluppo di alternative culturali e per la promozione di modelli positivi, sottolineando che l’attenzione ai giovani deve passare anche attraverso investimenti nell’istruzione e nel lavoro.

Anche il mondo accademico ha evidenziato come sia necessario analizzare con attenzione l’effetto delle rappresentazioni mediali sulla società, soprattutto quando si tratta di realtà complesse come quella di Napoli e della Campania. Alcuni studi, infatti, suggeriscono che una narrazione focalizzata sugli aspetti più cupi della società possa contribuire a consolidare stereotipi e modelli di comportamento problematici.

Conclusione

Il recente omicidio di Arcangelo Correra ha riportato al centro dell’attenzione il ruolo delle narrazioni culturali e delle politiche sociali nella lotta alla criminalità giovanile. Le parole di Iannone riflettono una posizione netta sul tema, in cui la colpa viene attribuita non solo a cause socioeconomiche, ma anche all’influenza dei media e dei modelli culturali rappresentati in opere di successo come “Gomorra”. Resta da vedere se il decreto Caivano e le iniziative future del governo riusciranno a fornire risposte efficaci al fenomeno, mentre il dibattito sul rapporto tra cultura e criminalità continua a dividere l’opinione pubblica italiana.

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