Ahou Daryaei, giovane iraniana, si è spogliata pubblicamente davanti all’Università Azad di Teheran. Ora è ricoverata in una struttura psichiatrica, secondo le autorità per problemi di salute mentale e violazione della legge sul velo.
La protesta di Ahou Daryaei all’Università Azad
TEHERAN – La studentessa Ahou Daryaei ha scosso l’opinione pubblica iraniana con un atto di protesta che le è costato il ricovero forzato. Sabato 2 novembre, davanti al piazzale dell’Università Azad di Teheran, Daryaei si è spogliata, esponendosi parzialmente e senza hijab. Il gesto è stato rapidamente immortalato in diversi video, diventati virali sui social media, dove appare seduta su un muretto, con i capelli sciolti e circondata da studentesse velate.
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Il video documenta come, poco dopo, Daryaei venga condotta con forza dalla polizia in un’auto bianca, che si allontana rapidamente dal luogo dell’incidente, lasciando molte domande senza risposta. Solo dopo quattro giorni, il governo iraniano ha rotto il silenzio su quanto accaduto, attribuendo alla giovane problemi psicologici.
La dichiarazione delle autorità iraniane
Intervenendo sulla vicenda, il ministro della Scienza, della Ricerca e della Tecnologia Hossein Simai Saraf ha dichiarato che la ragazza “ha violato l’obbligo del velo” e “soffre di problemi psichici”. Secondo Simai Saraf, il ricovero in una struttura psichiatrica sarebbe stato preferibile rispetto alla detenzione, considerando che il caso è stato trattato “da un punto di vista sociale” piuttosto che come questione di ordine pubblico. “La pubblicazione di video come questo è immorale”, ha affermato, facendo eco alle posizioni ufficiali che puntano a ridurre la visibilità di queste proteste.
Non è stata fornita alcuna informazione sulle condizioni o sui trattamenti ricevuti da Daryaei nella struttura. Anche la portavoce del governo, Fatemeh Mohajerani, interpellata dal quotidiano iraniano Ham-Mihan, ha confermato che non è stato aperto alcun fascicolo giudiziario contro la studentessa, sostenendo che la vicenda viene osservata con approccio umanitario.
Le ipotesi sul gesto di protesta
Diversi movimenti studenteschi hanno sollevato ipotesi sulle ragioni dietro la protesta di Ahou Daryaei. Secondo alcune voci, la ragazza avrebbe reagito a presunti maltrattamenti e pressioni da parte delle guardie di sicurezza dell’università, che le avrebbero imposto il rispetto delle norme sull’abbigliamento. Altri testimoni confermano che Daryaei sia entrata in alcune aule, filmando altri studenti e interrompendo le lezioni.
Le autorità, tuttavia, insistono sulla versione che descrive la giovane come una persona con problemi psichici, negando qualsiasi tipo di aggressione da parte delle forze di sicurezza. Il responsabile della comunicazione dell’università, Syed Amir Mahjoub, ha categoricamente respinto ogni accusa di violenza contro la studentessa, rafforzando l’ipotesi di una fragilità mentale. Un media locale ha inoltre diffuso un video in cui un uomo, identificato come l’ex marito di Daryaei, afferma in lacrime che la ragazza soffre di problemi psicologici.
La reazione dell’opinione pubblica e delle organizzazioni internazionali
L’episodio ha suscitato una forte reazione sui social media, con molti utenti che hanno interpretato il gesto come una sfida contro il regime e le sue restrizioni. Narges Mohammadi, attivista iraniana insignita del premio Nobel per la Pace 2023, ha commentato l’episodio affermando che Daryaei ha trasformato il proprio corpo in un “simbolo di dissenso” contro l’oppressione delle donne. “Il suo atto rappresenta un grido di libertà”, ha dichiarato, alludendo alla difficile situazione di molte donne iraniane.
Anche Amnesty International ha preso posizione, definendo l’azione di Daryaei come una “protesta contro l’obbligo dell’hijab”. L’organizzazione ha chiesto al governo iraniano di assicurare che la ragazza non subisca maltrattamenti e di garantirle assistenza legale. In una dichiarazione ufficiale, Amnesty ha chiesto un’indagine indipendente sul caso, sollevando preoccupazioni per la possibilità che venga torturata o maltrattata durante il ricovero.
Il contesto delle proteste contro l’obbligo del velo in Iran
L’Iran è teatro di tensioni crescenti in merito alle norme sull’abbigliamento femminile e all’obbligo del velo. Il gesto di Daryaei si inserisce in un contesto più ampio di disobbedienza civile, in cui molte donne iraniane sfidano apertamente le leggi sull’abbigliamento in vigore. Le proteste sono aumentate dall’anno scorso, soprattutto dopo la morte di Mahsa Amini, la giovane arrestata per non aver indossato correttamente l’hijab e deceduta in custodia.
Questi episodi hanno messo sotto pressione il governo iraniano, costringendolo a rafforzare i controlli sulle violazioni delle norme di abbigliamento. Tuttavia, come dimostra il caso di Daryaei, molti giovani continuano a usare la loro immagine come strumento di protesta.
La crescente mobilitazione internazionale
La questione dell’obbligo del velo in Iran ha trovato un’eco significativa a livello internazionale, con vari governi e organizzazioni per i diritti umani che osservano con attenzione la situazione. Alcuni esperti ritengono che il regime iraniano sia sempre più preoccupato per l’effetto domino che le proteste interne possono avere all’estero, dove cresce il sostegno alle manifestazioni di dissenso delle donne iraniane.
Per Ahou Daryaei, questo gesto di ribellione potrebbe avere conseguenze profonde, sia dal punto di vista personale che sociale. Con il suo atto, la giovane è diventata un simbolo involontario della lotta delle donne iraniane per la libertà e la dignità. Mentre le autorità cercano di minimizzare il gesto attribuendolo a disturbi psicologici, molti vedono in lei un esempio del coraggio di chi si oppone alle restrizioni imposte dal regime.
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