Teresa Manes, madre di Andrea Spezzacatena, morto suicida nel 2012 a causa di episodi di bullismo e cyberbullismo, ha trasformato il suo dolore in un impegno sociale per sensibilizzare e ispirare i giovani.
La tragedia di Andrea Spezzacatena e l’impegno di Teresa Manes
Andrea Spezzacatena era un adolescente con sogni e desideri comuni a tanti ragazzi della sua età, ma la sua vita è stata tragicamente spezzata nel 2012, quando si è tolto la vita dopo essere stato vittima di bullismo e cyberbullismo. La madre, Teresa Manes, ha dovuto affrontare un dolore inimmaginabile, ma ha scelto di non arrendersi. Oggi, la sua missione è quella di educare e sensibilizzare sul tema del bullismo, trasformando la sofferenza personale in una forza positiva.
Teresa rifiuta l’etichetta di “poverina” spesso affibbiata a chi ha vissuto una tragedia simile, sostenendo che il dolore, se ben gestito, può diventare un importante strumento educativo. “Mi fa inca**are quando mi dicono ‘poverina’. Ed è qui che c’è il fallimento del ruolo educativo. Io dico che il dolore può educare,” ha dichiarato Teresa all’Adnkronos. Grazie alla sua resilienza, oggi incontra i giovani nelle scuole, portando un messaggio di forza e speranza. “Mi accorgo che la mia resilienza è di ispirazione per i ragazzi delle scuole che incontro, pensano ‘se ce l’ha fatta lei a superare un momento difficile, posso farcela anche io’,” aggiunge Teresa, con l’intento di trasmettere la fiducia nel superare anche i momenti più bui.
Il film “Il ragazzo dai pantaloni rosa” e la storia di Andrea
La storia di Andrea è stata recentemente portata sul grande schermo con il film Il ragazzo dai pantaloni rosa, in uscita nelle sale il 7 novembre, presentato nella sezione Alice nella Città alla Festa del Cinema di Roma. Il titolo si ispira al nome della pagina Facebook creata per deridere e insultare Andrea, vittima di insulti omofobi e continue offese a causa della sua apparente diversità. Teresa Manes ha accolto con soddisfazione la realizzazione di questo film, sperando che possa essere non solo una testimonianza, ma anche un mezzo educativo per sensibilizzare i giovani: “Auspico che non si limiti a una semplice visione, ma che prosegua con un lavoro educativo rivolto ai giovani, incentrato sulle emozioni e sulla consapevolezza.”
Nella pellicola, il ruolo di Teresa è interpretato dall’attrice Claudia Pandolfi, scelta che la madre di Andrea ha approvato fin da subito, vedendo in lei una figura capace di rendere giustizia al suo dolore e alla sua forza. Il personaggio di Andrea è invece interpretato da Samuele Carrino, giovane attore che ha colpito Teresa per la sua sensibilità e per alcuni gesti che le hanno ricordato il figlio, aggiungendo un tocco di autenticità e emozione al film.
Il silenzio degli amici e la responsabilità della scuola
Nel riflettere sulla vicenda, Teresa Manes ha parlato del silenzio che ha circondato la sofferenza di Andrea, silenzio che lei considera una forma di indifferenza. Né la scuola né gli amici, secondo la madre, sono riusciti a cogliere i segnali di disagio che Andrea manifestava, lasciandolo solo in un momento critico della sua vita. “Il silenzio degli amici e della scuola ha contribuito alla solitudine di Andrea,” ha detto Teresa, sottolineando come all’epoca non ci fosse ancora una reale consapevolezza del bullismo e del cyberbullismo.
Il percorso di sensibilizzazione di Teresa punta anche a richiamare gli adulti alle loro responsabilità, soprattutto nell’ambiente scolastico e familiare, dove spesso i ragazzi si trovano ad affrontare situazioni di difficoltà senza il giusto supporto. All’epoca, il bullismo non era percepito come una minaccia reale e i segnali d’allarme che Andrea manifestava – come episodi di alopecia e un crescente nervosismo – sono stati purtroppo sottovalutati. Teresa ricorda suo figlio come un ragazzo sorridente e socievole, desideroso di fare amicizia, ma che soffriva silenziosamente per le molestie subite, un dolore che ha cercato di nascondere anche ai genitori.
Dal dolore alla missione educativa
Negli anni, Teresa Manes ha scelto di dedicarsi attivamente a iniziative educative contro il bullismo e il cyberbullismo, consapevole dell’importanza di parlare apertamente di questi temi per evitare che altre famiglie possano trovarsi ad affrontare tragedie simili. Ha sviluppato progetti pensati per aiutare i giovani a riconoscere e denunciare le violenze, sottolineando quanto sia importante non minimizzare le esperienze di bullismo, ma trovare il coraggio di chiedere aiuto.
Il suo messaggio ai ragazzi è chiaro e diretto: il bullismo e il cyberbullismo sono forme di violenza che devono essere fermate alla radice, e ogni segnale di abuso va ascoltato e affrontato. Teresa incoraggia i giovani a non sottovalutare i comportamenti aggressivi e a difendersi, ricordando loro che c’è sempre un’alternativa alla solitudine e alla disperazione. Inoltre, Manes ritiene che la scuola debba diventare un luogo sicuro, dove gli studenti si sentano protetti e supportati, e dove i casi di bullismo vengano affrontati con serietà e tempestività.
L’eredità di Andrea e il valore della consapevolezza
Oggi, Teresa Manes continua il suo impegno con una forza e una determinazione che ispirano chiunque la ascolti. La sua resilienza è diventata un simbolo per molti giovani, che vedono in lei un esempio di come il dolore possa essere trasformato in uno strumento per educare e cambiare la società. La sua storia rappresenta anche un monito per genitori, insegnanti e istituzioni, affinché possano riconoscere e affrontare tempestivamente i segnali di disagio e vulnerabilità tra i giovani.
Grazie al suo esempio, Teresa spera che altri possano capire che anche le ferite più profonde possono, col tempo, portare alla nascita di una nuova consapevolezza e a un impegno per il cambiamento. Il ricordo di Andrea vive non solo nel suo cuore, ma anche nelle lezioni di vita che sua madre porta avanti, affinché nessuno debba più trovarsi a soffrire in silenzio a causa del bullismo.
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