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Omicidio Pierina Paganelli: Dalle conversazioni segrete con l’amante ai filmati captati dopo il crimine

I giudici del Tribunale del Riesame hanno respinto il ricorso contro l’ordinanza cautelare degli avvocati di Louis Dassilva, unico indagato per l’omicidio della 78enne Pierina Paganelli, in carcere da metà luglio. I giudici hanno parlato di “spietatezza” e di “pericolosità”, argomentando le loro conclusioni attraverso una dettagliata ricostruzione dell’accaduto.

L’anziana è stata uccisa con 29 coltellate nel garage del condominio dove risiedeva, in via dei Ciclamini a Rimini, il 3 ottobre 2023. Il suo corpo è stato rinvenuto il giorno seguente. Dopo un’inchiesta che si è protratta per mesi, nel luglio scorso il 34enne senegalese è stato arrestato e, su richiesta del giudice Vinicio Cantarini, è stata disposta la custodia cautelare.

La ricostruzione della dinamica dell’omicidio e le caratteristiche dell’autore hanno portato i giudici a concludere che esiste una forte pericolosità legata alla sua liberazione, considerata la rilevanza degli indizi presentati.

La prova regina: il video delle telecamere della farmacia

Un elemento decisivo per l’accusa è rappresentato da un video delle telecamere di sorveglianza di una farmacia, che inquadrava la rampa del garage del condominio in cui è stata rinvenuta la vittima. Le immagini, registrate la sera dell’omicidio, mostrerebbero un soggetto, ritenuto Dassilva, dirigersi verso il civico 31 pochi minuti dopo il delitto. Gli inquirenti hanno sottolineato che l’analisi tecnica ha mostrato una marcata corrispondenza fisica tra il soggetto filmato e l’indagato.

Dassilva ha però negato di essere uscito di casa quella notte. Ancora, gli investigatori sospettano che egli possa essersi recato a smaltire l’arma del delitto, in un’area nei pressi della sua abitazione.

La Squadra Mobile di Rimini ha persino condotto un esperimento con attori che hanno ripetuto il percorso del soggetto filmato, riscontrando similitudini significative rispetto al movimento e all’aspetto fisico del figurante senegalese.

I depistaggi di Dassilva

Secondo quanto sostenuto nei documenti legali, Dassilva avrebbe cercato attivamente di eludere la giustizia presentando versioni contrastanti e consegnando vestiti diversi da quelli indossati il giorno del delitto. Questa strategia di depistaggio, affermano i giudici, dimostra l’intento di allontanare le attenzioni della polizia.

L’indagato ha fornito informazioni differenti riguardo ai suoi vestiti, cercando di giustificare il cambiamento con dettagli poco credibili. Ulteriori depistaggi si sarebbero concretizzati con le simulazioni di incapacità fisiche, tra cui una possibile zoppia, che non corrispondevano alla media della sua condizione fisica.

In aggiunta, il suo alibi è stato ritenuto poco convincente. La testimonianza della moglie, Valeria Bartolucci, che sostiene di averlo visto sul divano, è stata considerata di scarsa attendibilità dai giudici, sottolineando come i suoi comportamenti appaiano più motivati da un desiderio di proteggere il marito piuttosto che fornire un resoconto veritiero accurato.

Particolare rilevanza ha assunto una conversazione intercettata tra Dassilva e la sua amante, Manuela Bianchi, nuora della vittima, avvenuta il giorno dopo l’omicidio. Nella registrazione, la Bianchi esprime preoccupazione per le conseguenze legate all’omicidio, evidenziando un potenziale collegamento tra loro e le indagini in corso.

Il movente dell’omicidio, secondo le autorità, sembra risiedere nella relazione extraconiugale di Dassilva con la nuora della vittima, esplorando tensioni e conflitti familiari che potrebbero aver portato a un drammatico epilogo.

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