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Femminicidio di Giulia Cecchettin: Turetta rivela che per lui si trattava semplicemente di un oggetto

“Avevo pensato di rapire lei e poi successivamente, dopo qualche tempo, toglierle la vita”. Con tali parole, Filippo Turetta ha rivelato in aula la sua intenzione premeditata di uccidere l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, durante un’audizione tenutasi il 25 ottobre 2023. Un’asserzione che non lascia spazio a dubbi sulla sua intenzionalità e freddezza nel ricostruire un piano criminale dettagliato.

Una lista inquietante e una premeditazione allarmante

La testimonianza di Turetta si è caratterizzata per la sua lucidità disturbante. Ha descritto di aver preparato una lista di oggetti da acquistare, utile alla realizzazione del rapimento e del femminicidio di Giulia. Tra questi, figuravano scotch resistente, coltelli, corda e sacchi dell’immondizia. Oggetti apparentemente innocenti che rivelavano, invece, un piano di morte ben congegnato.

  • Scotch: per immobilizzarla
  • Coltelli: per essere certo di completare l’azione
  • Corda: per legarla
  • Sak di immondizia: per disfarsi delle tracce
  • Regali: per tentare di riconquistarla prima di ucciderla

Il 7 novembre, Turetta ha redatto questo memoriale, confessando che scrivere di tali atrocità lo “tranquillizzava”, come se queste ipotesi potessero cambiare il corso degli eventi. La sua riflessione ha messo in luce come il femminicidio di Giulia Cecchettin fosse visto da lui come “una soluzione inevitabile” per la propria sofferenza.

“In quel momento volevo tornare insieme a lei, soffrivo molto e provavo risentimento”, ha aggiunto Turetta, manifestando un profondo senso di colpa mischiato a una terribile giustificazione per l’atto che stava progettando. Questo comportamento è emblematico della depersonalizzazione nei confronti della vittima, ridotta a un oggetto da utilizzare per lenire il suo dolore.

La dinamica dell’omicidio e il racconto disturbante di Turetta

Giulia CecchettinGiulia Cecchettin

Il giorno del delitto, Turetta aveva invitato Giulia a parlare, promettendo dei regali. Tuttavia, aveva ben pianificato cosa metterle nello zaino, nascondendo al suo interno anche gli strumenti per l’immobilizzazione. Durante il percorso, dopo esser giunti a Vigonovo, egli ha allontanato il telefono di Giulia, impedendole di chiedere aiuto. Chiari segnali della sua intenzione di commettere un femminicidio, l’hanno portata a tentare disperatamente di salvarsi.

Giulia ha cercato di fuggire, al punto da gettarsi dall’auto in movimento. Ma le 75 coltellate inflitte da Turetta hanno segnato, in modo orrendo, la conclusione della sua vita. Lui stesso ha descritto i momenti precedenti l’omicidio come cambiamenti rapidi, rivelando come avesse perso ogni contatto con la realtà e l’umanità, incapace di empatia e compassione.

Con la sua testimonianza monotona e priva di emozioni, Turetta ha dimostrato una totale mancanza di rispetto per la vita di Giulia, vedendola solo come un mezzo per alleviare la sua sofferenza. “Soffro io, devi soffrire anche tu” è un’espressione che riassume il suo pensiero distorto: un tentativo inaccettabile di rivendicare un potere su una vita che non gli apparteneva.

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