Una madre e un uomo di Milano sono stati condannati per gravi reati contro una minore, tra cui stalking e pornografia minorile.
Condanna per la madre della vittima e l’uomo di Milano
In un caso che ha sconvolto la comunità, una donna è stata condannata a 13 anni di reclusione per aver drogato il marito con potenti sonniferi al fine di comunicare liberamente online con un uomo di Milano. Quest’ultimo, condannato a 12 anni, ha utilizzato questa relazione per molestare la figlia tredicenne della donna. Il processo si è concluso con una sentenza emessa dalla giudice Francesca Mariano in rito abbreviato.
La madre ha perso anche la potestà genitoriale, mentre entrambi i condannati dovranno affrontare ulteriori pene accessorie. Le accuse mosse all’uomo includono stalking e pornografia minorile, mentre entrambi sono stati giudicati colpevoli di tentata violenza. Solo la madre è stata accusata di maltrattamenti in famiglia. Gli abusi hanno avuto un impatto devastante sulla salute mentale della giovane vittima, che ora soffre di depressione, incubi e attacchi di panico.
Le conseguenze psicologiche sulla giovane vittima
Il padre della ragazza, rappresentato dall’avvocata Paola Scialpi, ha dichiarato: “Da questi comportamenti deriva un grave danno alla salute fisica e mentale dell’adolescente – si legge nell’atto di costituzione di parte civile del papà della bambina, assistito dall’avvocata Paola Scialpi – che per tutta la sua vita porterà addosso le conseguenze di quanto subito per quattro lunghissimi anni. Nonostante il percorso con le psicologhe dei servizi sociali nulla potrà mai far dimenticare l’orrore subito”.
Il risarcimento dei danni sarà determinato in un processo separato, con una richiesta che ammonta a un milione di euro. Le indagini hanno rivelato che la madre si era invaghita di un uomo di 52 anni di Milano dopo aver visto le sue foto su Instagram. Per soddisfare le richieste dell’uomo, la donna ha somministrato ansiolitici al marito, mescolandoli nel caffè.
L’uomo ha esercitato un controllo ossessivo sulla tredicenne, inviandole un telefono con l’app Cerberus, che gli permetteva di monitorare i suoi movimenti attraverso la fotocamera e il microfono. Tra settembre e novembre 2020, le ha inviato 85.000 messaggi, costringendola a rispondere a chiamate a orari prestabiliti e a partecipare a conversazioni sessuali telefoniche fino a due volte al giorno.
Un caso che scuote la società
La madre e l’uomo, entrambi in carcere da maggio, sono stati accusati anche di pornografia minorile, poiché la ragazza è stata costretta a produrre foto e video espliciti. Questo caso evidenzia l’importanza di una vigilanza attenta sui contatti online dei minori e la necessità di proteggere i giovani da influenze dannose.
Il caso ha sollevato domande sulla sicurezza dei minori online e sulla responsabilità degli adulti nel proteggerli. Gli esperti sottolineano l’importanza di educare i genitori sui pericoli del mondo digitale e di promuovere un dialogo aperto con i figli riguardo ai loro rapporti online.
L’impatto di questa vicenda sulla vita della giovane vittima sarà duraturo. La comunità è chiamata a riflettere su come prevenire simili tragedie in futuro e a sostenere le vittime e le loro famiglie nel processo di guarigione.
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