Nelle aule del Tribunale di Milano, i periti stanno facendo sempre più spesso riferimento a una parola particolare: l’alessitimia. Si tratta di un disturbo legato all’elaborazione delle emozioni, emerso nelle perizie riguardanti due casi di cronaca nera.
La prima riguarda Alessia Pifferi, condannata all’ergastolo per la morte della sua bimba, e la seconda coinvolge Alessandro Impagnatiello, accusato dell’omicidio della compagna incinta.
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Cosa si intende per alessitimia
Secondo la psicologa clinica e criminologa forense Debora Gatto, l’alessitimia non è una patologia a sé stante, ma indica uno stato psicologico in cui il soggetto non riesce a comprendere o elaborare consapevolmente le proprie emozioni. Gatto spiega: “La persona alessitimica può essere definita come il classico ‘analfabeta emotivo’, non riuscendo a comprendere le proprie emozioni e ad attribuire loro un significato.“
Riconoscimento dell’alessitimia in due casi giudiziari
Nella perizia su Alessia Pifferi, lo psichiatra forense Elvezio Pirfo ha evidenziato che la donna manifesta “incapacità di esprimere emozioni e provare empatia verso gli altri”. Tuttavia, Pirfo ha specificato che non presenta disabilità intellettiva. Riguardo al caso di Alessandro Impagnatiello, gli esperti si sono soffermati sull’ipotesi che l’alessitimia possa essere coinvolta nel suo comportamento.
Secondo Gatto, l’alessitimia da sola non è sufficiente per stabilire una diagnosi più ampia. Tuttavia, sembra essere un elemento rilevante nelle indagini psicologiche condotte in ambito giudiziario.
L’alessitimia emerge come un elemento da tenere in considerazione nelle valutazioni psicologiche legate a casi giudiziari complessi. La sua presenza può influenzare il modo in cui un individuo elabora e esprime le proprie emozioni, e potrebbe avere delle implicazioni significative nel contesto legale.
In conclusione, l’alessitimia rappresenta un aspetto psicologico rilevante che merita attenzione e approfondimento da parte degli esperti coinvolti in processi giudiziari complessi come quelli emersi nei casi di Alessia Pifferi e Alessandro Impagnatiello.
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