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Rocky Roberts, chi era?

Rocky Roberts è stato un artista poliedrico che ha lasciato un’impronta indelebile nella musica italiana degli anni ’60 e ’70. Nato come Charles Robert a Tanner, Alabama, il 23 agosto 1941, Rocky Roberts ha vissuto una vita ricca di esperienze che lo hanno portato dal ring di pugilato ai palcoscenici musicali più prestigiosi d’Italia.

La storia di Rocky Roberts inizia in una famiglia modesta dell’Alabama. Rimasto orfano di padre all’età di otto anni, il giovane Charles si trovò costretto a lavorare fin da giovanissimo, svolgendo vari mestieri per sostenere la famiglia. Il suo percorso lo portò a Miami, Florida, dove si arruolò nella Marina degli Stati Uniti, imbarcandosi sulla portaerei USS Independence.

Durante il servizio militare, Rocky Roberts si distinse come pugile, vincendo quattro campionati nella categoria welter. Tuttavia, un infortunio alla mandibola e all’occhio sinistro durante un incontro pose fine alla sua carriera pugilistica. Questo incidente, apparentemente sfortunato, si rivelò in realtà il punto di svolta che lo avrebbe condotto verso il mondo della musica.Fu proprio sulla nave che Rocky Roberts scoprì la sua vera vocazione.

Entrando a far parte della band del batterista Doug Fowlkes, iniziò a esibirsi come cantante, adottando il nome d’arte “Rocker Roberts”. Il gruppo, noto come “Doug Fowlkes & The Airedales”, divenne la sua prima famiglia musicale, permettendogli di esplorare e sviluppare il suo talento naturale per il blues e il rhythm and blues.Il trasferimento in Europa segnò l’inizio della sua ascesa nel mondo della musica.

Dopo alcune tournée in Costa Azzurra, Rocky Roberts e la sua band attirarono l’attenzione dell’etichetta discografica Barclay, che offrì loro un contratto. Questo portò alla registrazione di una serie di 45 giri ed EP negli studi ATCO di New York City, pubblicati in Italia dalla Vis Radio sotto il nome di “Rocker Roberts con Doug Fowlkes and the Airedales”.La svolta nella carriera di Rocky Roberts avvenne nel 1965, quando fu notato dai conduttori radiofonici Renzo Arbore e Gianni Boncompagni.

I due gli affidarono l’interpretazione del brano “T-Bird”, che divenne la sigla della popolare trasmissione radiofonica “Bandiera Gialla”. Questo evento segnò l’inizio della sua carriera in Italia, paese che sarebbe diventato la sua seconda patria.Il 1967 fu l’anno della consacrazione per Rocky Roberts. Il brano “Stasera mi butto” vinse il Festivalbar e rimase in cima alle classifiche dei dischi più venduti per diverse settimane.

La canzone, caratterizzata dal suo italiano approssimativo ma carico di energia, divenne un vero e proprio inno generazionale. Il successo fu tale da ispirare un film omonimo, diretto da Ettore Maria Fizzarotti, in cui Roberts recitò accanto a star del calibro di Giancarlo Giannini e Enrico Montesano.L’anno successivo, Rocky Roberts consolidò il suo successo con “Sono tremendo”, altro brano che divenne il suo marchio di fabbrica.

Anche questa canzone fu adattata per il grande schermo nel film “Il ragazzo che sorride” di Aldo Grimaldi.La carriera di Rocky Roberts non si limitò alla musica. Partecipò a due edizioni del Festival di Sanremo: nel 1969 con “Le belle donne”, in coppia con Robertino, e nel 1970 con “Accidenti”, insieme al Supergruppo. Queste partecipazioni dimostrarono la sua versatilità artistica e la capacità di adattarsi a diversi generi musicali.

Nonostante il successo in Italia, Rocky Roberts mantenne sempre un legame con le sue radici americane. Tra il 1980 e il 1997, tornò negli Stati Uniti, alternando la sua presenza tra l’America e l’Europa. Tuttavia, il richiamo dell’Italia si rivelò troppo forte, e nel 1997 decise di stabilirsi definitivamente a Roma, città che considerava ormai la sua casa.La vita di Rocky Roberts fu segnata non solo dai successi, ma anche dalle sfide.

Gli occhiali scuri, divenuti il suo tratto distintivo, nascondevano in realtà le cicatrici dell’infortunio subito durante la sua carriera di pugile. Questo dettaglio del suo look, inizialmente adottato per necessità, divenne parte integrante della sua immagine di artista, conferendogli un’aura di mistero e fascino.Purtroppo, la vita di Rocky Roberts si concluse prematuramente. Il 14 gennaio 2005, all’età di 64 anni, l’artista si spense nella sua casa all’Olgiata, a Roma, dopo una lunga battaglia contro un tumore ai polmoni.

Nonostante un intervento chirurgico, la malattia si rivelò inarrestabile.La scomparsa di Rocky Roberts lasciò un vuoto nel panorama musicale italiano. La sua voce potente, il suo stile unico e la sua capacità di fondere elementi della musica soul e rhythm and blues con la tradizione melodica italiana lo resero un artista unico nel suo genere. Il suo contributo alla musica italiana degli anni ’60 e ’70 rimane indelebile, con brani come “Stasera mi butto” e “Sono tremendo” che continuano a essere ricordati e apprezzati dalle nuove generazioni.

L’eredità di Rocky Roberts va oltre la musica. La sua storia di resilienza, dalla difficile infanzia in Alabama al successo internazionale, passando per una carriera sportiva interrotta, è un esempio di come la determinazione e il talento possano superare ogni ostacolo. Il suo percorso artistico dimostra anche come la musica possa trascendere le barriere linguistiche e culturali, permettendo a un artista americano di diventare un’icona della musica italiana.In conclusione, Rocky Roberts rimane una figura indimenticabile nel panorama musicale italiano. La sua vita, segnata da alti e bassi, successi e sfide, è un testamento alla forza dello spirito umano e al potere unificante della musica. Il suo ricordo continua a vivere attraverso le sue canzoni, che ancora oggi fanno parte del patrimonio culturale italiano, e attraverso l’ispirazione che la sua storia può offrire alle nuove generazioni di artisti.

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