La commedia francese “Rumba Therapy” si ispira ai classici americani del genere, con un tocco latino che la rende unica.
Il regista e attore Franck Dubosc, dopo il successo del suo debutto dietro la macchina da presa, continua a esplorare il tema della leggerezza attraverso un protagonista maschile incline alle bugie.
Il film segue la storia di Tony (interpretato da Dubosc stesso), un cinquantenne che lavora come autista di scuolabus e che, anni prima, ha abbandonato la moglie Carmen (Karina Marimon) e la figlia Maria (Louna Espinosa) per inseguire il suo sogno americano. Un improvviso problema di salute lo spinge a riconsiderare le sue scelte e a tentare di riallacciare i rapporti con la famiglia. Per riconquistare la fiducia della figlia, Tony si trova costretto a dimostrare di essere un abile ballerino.
Il tema della danza come forma di comunicazione alternativa è ricorrente nel cinema, e “Rumba Therapy” si inserisce in questa tradizione con un tocco originale. Dubosc si ispira a film come “Step Up” e “Shall We Dance?”, ma aggiunge il calore e il colore della rumba, utilizzando spesso la musica per sostituire dialoghi potenzialmente ridondanti.
Il personaggio di Tony è un mix interessante: con il suo giubbotto di pelle e gli stivali, ricorda un cowboy fuori dal tempo, un ibrido tra Johnny Hallyday e John Wayne. Ha vissuto inseguendo il mito americano, ma ha finito per perdere tutto, continuando a mentire e a fumare compulsivamente.
Mentre l’ex moglie ha ricostruito la sua vita e la figlia gestisce una rinomata scuola di ballo a Parigi chiamata “Rumba La Vida”, Tony è rimasto bloccato in un lavoro frustrante, sfogando la sua insoddisfazione facendo tradurre parolacce ai bambini ignari sul suo autobus.
Imparare la rumba diventa per Tony un modo per ristabilire un contatto con la figlia e abbandonare le vecchie abitudini negative. Dubosc dimostra grande abilità nel utilizzare la danza per rivelare l’interiorità dei personaggi, catturandoli nei loro momenti di debolezza e fragilità.
Il film brilla anche per i personaggi secondari ben caratterizzati, come l’insegnante di ballo “congolese” Fanny (Marie-Philomene Nga), che impara la rumba da tutorial su YouTube, e Gilles (Jean Pierre Darroussin), segretamente innamorato di Tony. Da notare il cameo dello scrittore Michel Houellebecq nel ruolo di un medico cinico e ironico.
Senza cadere nella retorica, il regista affida alle canzoni l’espressione dei momenti più romantici. Maria canta appassionatamente “Ya No Puedo Callar” di Sylvain Goldberg, rivelando una maturità sorprendente, mentre nel finale Carmen intona “Historia de un amor”, in una scena che ricorda il cinema di Almodóvar.
“Rumba Therapy” si evolve da semplice commedia sulla riconciliazione familiare a un racconto coinvolgente sulle virtù terapeutiche della danza. Il film sottolinea come spesso le parole possano allontanare le persone, mentre il movimento e la musica hanno il potere di riavvicinarle. Come suggerisce una canzone di Paolo Conte, forse la rumba non è altro che “l’allegria del tango”.
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