Ecco il finale di “Crimes of the Future” di Cronenberg: una distopia inquietante che esplora l’evoluzione umana e il rapporto con la tecnologiaIl regista canadese torna al body horror con un film provocatorio ambientato in un futuro dove il corpo umano si sta adattando a un ambiente tossico. Viggo Mortensen interpreta un artista che cresce nuovi organi come performance.
La trama di “Crimes of the Future”
In un futuro non specificato, l’umanità sta subendo mutazioni biologiche a causa dell’inquinamento. La sessualità tradizionale è scomparsa, sostituita da spettacoli di chirurgia e modifiche corporee. Il protagonista Saul Tenser (Viggo Mortensen) soffre di una sindrome che gli fa crescere continuamente nuovi organi, che vengono rimossi dalla sua partner Caprice (Léa Seydoux) durante performance artistiche.
Parallelamente, emerge un gruppo di “mangiatori di plastica”, persone il cui apparato digerivo si è evoluto per metabolizzare materiali sintetici. Le autorità cercano di reprimere questo fenomeno, considerato una deviazione pericolosa. Saul collabora segretamente con la polizia per infiltrarsi tra questi evoluzionisti radicali.La vicenda si complica quando entra in scena Lang, il padre di un bambino nato con la capacità di digerire la plastica ma ucciso dalla madre sconvolta. Lang vuole usare l’autopsia pubblica del figlio per rivelare al mondo questa nuova fase evolutiva.
Il significato del finale
Nell’ultima scena, Saul – che ha sempre faticato a nutrirsi – accetta di mangiare una barretta di plastica offertagli da Lang. Con stupore, scopre di riuscire a digerirla senza dolore. Il suo sorriso finale suggerisce che anche lui sta evolvendo verso questa nuova condizione.Il finale ambiguo lascia aperte diverse interpretazioni.
Da un lato, sembra suggerire l’inevitabilità dell’evoluzione e la necessità di adattarsi a un ambiente sempre più artificiale. Dall’altro, può essere visto come una resa inquietante dell’umanità di fronte al degrado ambientale.Cronenberg esplora temi a lui cari come la trasformazione del corpo, il rapporto tra organico e inorganico, e i limiti dell’identità umana. Il film solleva domande provocatorie sul futuro della nostra specie in un mondo sempre più contaminato dalla tecnologia e dai rifiuti.
La scena finale, con la sua mescolanza di orrore e trascendenza, riassume efficacemente l’approccio di Cronenberg: uno sguardo clinico ma non privo di fascino verso le mutazioni del corpo e della mente umana.”Crimes of the Future” si configura così come una parabola distopica sull’adattamento forzato dell’umanità a un ambiente ostile creato da essa stessa. Il regista ci invita a riflettere sui possibili esiti inquietanti del nostro impatto sul pianeta e su noi stessi.
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