​​

Come finisce I figli degli altri: trama, cast e spiegazione finale

Un viaggio emotivo tra relazioni complesse e sfide familiari in “I figli degli altri”, il nuovo film di Rebecca Zlotowski presentato alla Mostra di Venezia.

“In che modo termina?” – “In maniera negativa, ovviamente”.

Gli studenti non riescono a concludere la visione di Relazioni pericolose di Roger Vadim, e così la loro insegnante di lettere, Rachel (interpretata da Virginie Efira), fa loro notare che dovrebbero già saperlo, “considerando che hanno letto il romanzo”.

Questo commento ci fa intuire anche il destino della sua recente storia d’amore con Ali (Roschdy Zem), un uomo affascinante e spiritoso, progettista di automobili, appassionato del PSG, separato dalla moglie (Chiara Mastroianni) e padre della piccola Leila (Callie Ferreira-Goncalves).

Anche Rachel è divorziata, ma senza figli. Sulla quarantina, si lega emotivamente a Leila e desidera ampliare questa nuova famiglia con un altro bambino. Tuttavia, le complicazioni aumentano con la presenza di Alice, l’ex compagna di Ali, che potrebbe scatenare conflitti e ostacolare i suoi desideri.

La regista francese di origini polacche, Rebecca Zlotowski, torna alla Mostra di Venezia, dopo il passaggio senza competizione del poco memorabile Planetarium nel 2017. In questo nuovo film, che è chiaramente basato su esperienze personali, Zlotowski si chiede perché una donna in una situazione apparentemente comune – simile a quella da lei vissuta – non sia mai stata al centro di un film. “Ho creato il film che avrei voluto vedere al cinema, sperando che altri possano condividere il mio desiderio”, afferma la regista.

La sua visione emerge dalla scelta di reintegrare nel cast anche il padre Michel, che qui interpreta il genitore di Rachel e della sorella. La pellicola si muove nel territorio della commedia romantica, con toni melodrammatici, ma evita di prendersi rischi significativi, sia nella scrittura che nel linguaggio, ad eccezione di alcuni momenti sorprendenti che risultano poco convincenti (come le apparizioni di Frederick Wiseman, che interpreta il ginecologo di Rachel).

Il film si snoda verso un finale piuttosto manicheo e poco produttivo, culminando in una conclusione che ribadisce la frase “male, naturalmente”.

La frase “Non è nostra responsabilità se soffriamo a causa degli uomini” anticipa almeno altri due finali, e in un epilogo si ricorda che la bontà di ogni individuo, in particolare di una donna, non deve essere misurata in base al successo delle proprie relazioni, che siano dannose o meno, né al suo ruolo di madre.

Questo assunto, sicuro e indiscutibile, era davvero necessario ribadirlo in modo così eclatante? Probabilmente no, soprattutto perché I figli degli altri, pur senza colpi di scena significativi che possano giustificarne la presenza in concorso a Venezia (dove, tra l’altro, è presente anche il film di Roschdy Zem, Les Miens), riesce comunque a distinguersi grazie alla performance brillante di Virginie Efira. La sua Rachel è una donna che ama la vita e le persone che la circondano, capace di instaurare un legame autentico con Leila, trattandola con affetto, come se fosse sua.

Concludendo, I figli degli altri offre uno sguardo delicato su relazioni complesse, piene di sfide e vulnerabilità, lasciando gli spettatori a riflettere sulle dinamiche familiari e sui legami affettivi in continua evoluzione.

Oltrepassa la censura dei social sotto regime. Seguici su Telegram: Basta un clic qui

Lascia un commento