Dopo un lungo intervallo di undici anni da “Caos calmo” e una vasta esperienza nel panorama della serialità televisiva, Antonello Grimaldi torna al grande schermo con “Restiamo amici”. Questa commedia si presenta con un identità confusa e un’intenzione difficilmente afferrabile. In effetti, il film offre poche risate e molte perplessità, avvicinandosi a ciò che il pubblico si aspetta da una tipica commedia italiana. Nonostante alcuni riferimenti a un presunto ascendente monicelliano, il film risulta completamente privo di quella componente tragica e di uno sguardo critico e ironico sulla società, rimanendo intrappolato in una comoda ripetizione di cliché.
La pellicola appare più consona alla televisione domestica che a una visione cinematografica, narrando le avventure di tre amici quarantenni, eterni ragazzini incapaci di crescere. Ogni personaggio incarna un archetipo ben definito: il vedovo affascinante e moralmente irreprensibile, il radical chic in crisi matrimoniale e l’avventuriero cinico, che intrappola i suoi amici in un piano audace. Gigi, interpretato da Alessandro Roja—sicuramente il migliore tra i tre—riceve una eredità di tre milioni lasciata dal padre defunto, ma per potervi accedere ha bisogno di un erede. Essendo privo di figli e vicino alla morte, Gigi chiede l’aiuto degli amici Alessandro e Leo (Michele Riondino e Libero De Rienzo) per ordirne una truffa.
Una comicità insipida e poco coinvolgente
Il risultato finale è un’opera che si sostiene su una comicità piatta e poco incisiva, con battute che risultano deboli e deludenti. Due fattori principali contribuiscono a questa mancanza di efficacia: in primo luogo, la sceneggiatura è carente, richiedendo al pubblico una sospensione dell’incredulità ben difficile da mantenere per tutta la durata del film. La narrazione è intrisa di colpi di scena prevedibili e situazioni poco plausibili, che, in breve tempo, si rivelano stancanti per lo spettatore, denunciando una scarsa attenzione ai dettagli in fase di scrittura.
Il secondo problema è la superficialità nella caratterizzazione dei personaggi e delle situazioni. Questa superficialità, invece di fungere da leva per un’analisi critica e comica delle debolezze dei protagonisti, finisce per farle proprie, abbracciando i cliché e gli stereotipi. I personaggi femminili, per di più, vengono raffigurati come menzogneri, individualisti e inaffidabili, trattati come ostacoli sul cammino criminale di Gigi.
Aspetti tecnici senza mordente
Nemmeno gli aspetti tecnici e stilistici del film riescono a colpire. La produzione si caratterizza per un’estetica simile a quella della televisione, con una disposizione delle scenografie e degli spazi che risulta fin troppo precisa e artificiale. Le case dei personaggi, descritti come trasandati e negligenti, presentano arredamenti curati all’inverosimile. Inoltre, anche il trucco e le acconciature sono sempre impeccabili, persino dopo eventi drammatici come un ricovero ospedaliero. La colonna sonora non riesce a creare l’atmosfera necessaria per coinvolgere lo spettatore.
Purtroppo, la location alpina, con i suoi magnifici panorami, viene sottoutilizzata, concentrando l’attenzione su vicoli cittadini e interni, senza mai allargare il piano per mostrare le maestose montagne e i bei paesaggi circostanti.
In conclusione, “Restiamo amici” presenta pochi elementi positivi, cercando di celebrare le virtù dell’amicizia eterna, ma si perde negli sbagli e nelle incertezze di esso stesso. La mancanza di coerenza e di una vera analisi sociale lo rendono un film che fatica a lasciare un segno nel cuore degli spettatori.
Paragone con “Amici miei” e suoi temi
Un interessante parallelo può essere tracciato con il film “Amici miei” di Monicelli, in cui la morte assume un significato dirompente e destabilizzante, creando una barriera tra il divertimento e il dramma. In “Restiamo amici”, purtroppo, la morte di Gigi diventa un mero pretesto comico, una caricatura di situazione, che priva il film di ogni profondità e spessore. Questa rimozione della pesantezza del tema si traduce in un prodotto eccessivamente cartoonesco, capace di inibire la capacità riflessiva dell’opera e lasciando il pubblico con una sensazione di insoddisfazione.
Con il tentativo di trattare temi come l’amicizia, la crescita e le sfide della vita adulta, “Restiamo amici” si rivela, in ultima analisi, un progetto privo di forza e incisività, che difficilmente rimarrà impresso nella memoria collettiva del cinema italiano.
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